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Gli atti di un convegno, che si è svolto per conto del Dipartimento dell'educazione e del Centro studi Vergerio, sono stati ora raccolti in un piccolo libro che documenta una vicenda esemplare: quella della scuola media ebraica che a Trieste fu attiva dal 1938 - l'anno in cui fu promulgata in Italia la legislazione razziale - al 1943, anno dell'occupazione nazista. Questa scuola, aperta nella via del Monte che i versi di Saba hanno consegnato al nostro immaginario, rappresenta per più ragioni una vicenda da non dimenticare. Prima di tutto costituisce una risposta alle leggi razziali che condannavano alla morte civile, all'esclusione e alla marginalità totale gli ebrei italiani, ma che colpivano con particolare accanimento e ferocia i giovani del "popolo del libro", ai quali venivano precluse le possibilità dell'istruzione e del sapere (gli ebrei non potevano frequentare le scuole e tanto meno insegnarvi). Questa scuola ebraica nasce proprio a Trieste - ed è la seconda ragione della sua esemplarità -, che, come ben sanno gli storici, dalla presenza di una cospicua minoranza ebraica, proporzionalmente la più alta d'Italia, ha tratto non piccola parte della sua vitalità imprenditoriale e della sua forza culturale. Grazie alla possibilità che fu loro offerta di continuare a studiare nel quadro di un progetto educativo di alta qualità morale e culturale sullo sfondo sempre più minaccioso delle violenze fasciste, i triestini ebrei trovarono modo di superare il loro dramma di giovanissimi esclusi e lo testimoniano per tutti quelli che riuscirono a sopravvivere alle persecuzioni. Nella sua riflessione sulla scuola di oggi Fulvio Salimbeni segnala lucidamente i molti "punti deboli della trattazione del problema ebraico nel nostro sistema educativo", e l'attenta e ampia ricostruzione di Silva Bon, attraverso documenti d'archivio e registri scolastici, disegna alcuni tratti della persecuzione razziale che a Trieste ha colpito ottanta insegnanti, alcuni universitari e almeno cinquecento scolari e studenti di "razza ebraica". Il discorso d'insieme che nasce dall'accostamento di queste tessere è un bell'esempio di passaggio dalla cosiddetta microstoria alla storia "grande": quest'ultima riceve non poca luce dalla storia locale, entrambe sostengono la memoria collettiva. Delia Frigessi
recensioni di Frigessi, D. L'Indice del 1999, n. 11
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