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recensioni di Boni, S. L'Indice del 2000, n. 10
Cesare Musatti è generalmente considerato il padre della psicoanalisi italiana. Alcune delle sue opere - ricordiamo, ad esempio, Trattato di psicoanalisi (1949) e Psicoanalisi e vita contemporanea (1960) - sono tuttora considerate dei classici della letteratura scientifica; Curar nevrotici con la propria autoanalisi, pubblicato da Mondadori nel 1987, una raccolta di brevi saggi autobiografici, è persino diventato un best seller nel suo genere. La sua attività politica, intrapresa in tarda età, lo ha trasformato in un personaggio pubblico stimato e corteggiato dai partiti. Comprensibilmente meno nota è, tuttavia, la sua passione per il cinema, una passione che si è dispiegata su due livelli: lo studio del rapporto cinema-psicoanalisi e la critica cinematografica.
Musatti - che era nato nel 1897 - amava ricordare di essere coetaneo della psicoanalisi e di avere un fratellino maggiore di due anni, il cinema. Già negli anni venti, a seguito delle ricerche svolte insieme a Vittorio Benussi, aveva dato alle stampe due saggi - entrambi compresi nel volume di cui rendiamo nota - che si occupavano dell'immagine in movimento analizzando i fenomeni stereocinetici e le dinamiche percettive dello spettatore cinematografico.
Nel 1961 appare su "Rivista di Psicologia", in versione ridotta, Psicologia degli spettatori al cinema, in cui Musatti esamina il concetto di impressione di realtà, paragona lo spettacolo cinematografico al sogno, parla di suggestione e catarsi. L'antologia curata da Dario F. Romano ripresenta il saggio nella sua completezza e gli affianca altri due importanti scritti, La visione oltre lo schermo e Tecniche di magia e realizzazione filmica. Di particolare suggestione, inoltre, risultano le pagine di La mia gemella psicoanalisi ha un fratellino maggiore (1986), dove Musatti, affermando la discendenza del modello di montaggio filmico dal pensiero rievocativo umano, ipotizza un effetto di ritorno tutto ancora da studiare. Se, infatti, il racconto per immagini "riassume" gli eventi esattamente come facciamo noi uomini quando ricordiamo il nostro passato, non è da escludere che l'uomo-spettatore cinematografico abbia elaborato nuove forme di rievocazione sulla base delle proprie esperienze vissute al cinema. L'ultima sezione dell'antologia, che si conclude con una nota bibliografica di Chiara Simonigh, è dedicata all'attività critica musattiana per la rivista "Cinema Nuovo" di Guido Aristarco. Segnaliamo, in questo senso, la stroncatura del pasoliniano Salò e l'apprezzamento di Novecento, accanto all'interessante contributo dedicato a Zabriskie Point e allo scritto sull'umorismo ebraico nell'opera di Woody Allen.
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