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"Murì Patò o s'ammucciò?" ovvero "Patò è morto o si è nascosto?". è questo il pressante interrogativo che si pone incessantemente la folla dei protagonisti, e forse ancor più quella dei lettori, dell'ultimo curioso romanzo di Andrea Camilleri.
Nella giornata di Venerdì Santo, a Vigàta, il ragioniere Patò, a detta di tutti uomo irreprensibile, padre e marito amoroso nonché stimato direttore della filiale cittadina della Banca di Trinacria, sparisce nel nulla durante la rappresentazione del "Mortorio" in cui recita la parte di Giuda. Che fine avrà mai fatto? C'è chi sostiene che vaghi smemorato nella campagna e chi parla di un omicidio mafioso. Alcuni prefigurano un intervento diretto del Maligno per sprofondare negli inferi Patò-Giuda redivivo, altri ipotizzano una caduta in un interstizio-spazio temporale o nella scala del matematico Penrose. Di fronte a tale ridda di ipotesi l'intera cittadinanza, le forze dell'ordine, le più alte autorità militari, civili e religiose e persino i vertici dello Stato, nella figura di S.E. il Senatore Pecoraro Grande Ufficiale Artidoro, Sottosegretario agli Interni e zio dello scomparso, si mobilitano per risolvere l'inquietante mistero.
Riposti per il momento i panni del Commissario Montalbano, Camilleri compie un passo a ritroso nel tempo, ambientando nella Vigàta di fine Ottocento una rocambolesca, surreale caccia all'uomo che, oltre alla suspence e all'intrigo del giallo raffinato, regala ai lettori un impareggiabile repertorio di tradizioni sicule e italiche, una carrellata ironica e impietosa su usi, costumi e malcostumi passati e presenti del nostro paese, un vivacissimo inventario di personaggi, caratteri, miserie e nobiltà dell'animo umano. Il tutto in un romanzo atipico che rinuncia completamente ai dialoghi e alla voce narrante per ricorrere alla forma del dossier, dove, come ne La concessione del telefono, si susseguono, pagina dopo pagina, articoli di giornale, verbali, lettere anonime, lettere di protesta e di denuncia, che permettono allo scrittore siciliano di dare sfogo alla sua inarrestabile versatilità di stili e di linguaggio. Un'ardita scommessa letteraria che Camilleri ha dimostrato di saper vincere.
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