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Anno edizione: 2020
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Il Duomo di Milano, impassibile nello scandire la vita cittadina, ha rappresentato per generazioni un catalizzatore straordinario di storie. Sin dal 1386, con la posa della prima pietra, il Monumento è stato plasmato dal lavoro di un cantiere che ha attraversato indenne, quasi prodigiosamente, un arco temporale lunghissimo, fronteggiando gli urti della storia, senza mai venire meno al proprio impegno.
Ma quali possono essere state le emozioni di chi, nei secoli, si è trovato ad avere a che fare con la costruzione della Cattedrale di Milano? È possibile che un filo invisibile abbia unito le vite di chi l'ha vista nascere e crescere? Teresa Signorini immagina di sì e ci racconta, dal Medioevo al Rinascimento, dall'età borromaica all'Illuminismo, dalle Cinque Giornate alle guerre mondiali, fino ai giorni nostri, il grande cammino di Milano e dei suoi cittadini, segnato da un legame indissolubile e speciale col loro Duomo. Nel succedersi di epoche, mode e regnanti, l'imponente quinta scenica, la piazza che circonda la Cattedrale, ha accolto tutti, osservando non solo la Storia e le mosse dei suoi grandi protagonisti, ma anche le vicende dei più piccoli. È questo intreccio di vite, desideri, pensieri e volontà ad aver forgiato il marmo di Candoglia, dandogli una forma unica al mondo. Ed è questo intreccio che l'autrice ridisegna, soffermandosi sugli episodi più rilevanti della storia del Duomo, facendo dialogare personaggi fittizi con personaggi storici come Gian Galeazzo Visconti, Leonardo da Vinci, Carlo Borromeo, Napoleone. Un racconto in cui passato, presente e futuro si mescolano e si confondono, perché certamente qualcosa perisce, ma qualcos'altro è destinato a durare, ben oltre la finitezza della condizione umana. Chiunque sia entrato in relazione con il Monumento «ha lasciato qualcosa di sé dentro al Duomo». A ciascuno è dato di ricercare la propria parte, traendo insegnamento dalle storie di chi è venuto prima, onorando le emozioni di una città che ha scolpito la sua storia nel marmo della sua Cattedrale.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
C’è sempre, dentro un libro, un capitolo “Porziuncola”, là dove risiede mimetico lo spirito, l’antro delle paure dell’autore, ma anche il rifugio della speranza. Giunti in quel capitolo ci si rende conto che il vero percorrere trascende quella che sembrava la meta del viaggio: il tesoro per il giovane Jim Hawkins o l’Isola che non c’è per Peter Pan. Il Duomo di Milano in questo caso. Il brulichio delle anime e dei secoli che scorrono ripidi lasciano al Monumento un ruolo che non ammette comprimari, ma il suo farsi da idea a progetto, da promessa a scopo, da ragione a sentimento ci dice ben altro di un semplice quanto scontato profilo lapigrafico. È forse la storia di come non sappiamo quale sia la nostra parte nel mondo, la giusta collocazione in mezzo alla gente. Anzi, tra le idee e i progetti della gente che bazzica o sosta nella nostra esistenza. Bisogna arrivare fino alla fine del libro per trovare nell’ultimo capitolo un aggancio col mondo, quello del 2014. Là dove il direttore della Veneranda Fabbrica, parlando con la giovane discepola Fiammetta, si raccomanda che la narrazione introno a Duomo sia “una sorta di favola” di quella che altro non è se non “la staffetta della vita”. Una staffetta che si dipana pagina dopo pagina attraverso una costellazione variopinta di personaggi dipinti ad acquerello, che si lasciano evocare più che afferrare. Con quella leggerezza che è il gusto dominante dell’opera e che sembra smentire fin da subito il titolo, usato forse come innesco. Personaggi che più che scolpiti in un marmo qualsiasi, sembrano proprio ricamati in quel di Candoglia.
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