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Anno edizione: 2008
Anno edizione: 2007
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salve , io sono una ragazza Africana originaria della costa d'avorio, come Diaryatou sono fiera di essere africana ma sempre come lei diffido di certe tradizioni nostre. una ragazzacome Diaryatou ce n'è sempre in tutto il mondo. ancora in alcuni paesi africani è normale praticare l'effibulazione, e i matrimoni combinati e forzati, e quando la malcapitata si rifiuta viene messa alle strette dai prorpi parenti che proteggono i loro interessi propri e il loro onore mettendo pero in ultimo posto la vita e il benessere della loro figlia. il libro di Diaryatou lo leggo almeno due volte ogni sei mesi. e vorrei consigliare di vedere il film africano (ma con i sottotitoli italini) MOOLADE . lo troverete interesse.
Diaryatou vive con la nonna in un villaggio della Guinea, non va a scuola, conosce solo il lavoro duro nei campi a un'ora di cammino dalla sua capanna. Dorme su una stuoia, cucina sul fuoco di sterpi raccolti con fatica, attinge acqua al fiume. Un mondo senza infanzia, in cui anche i bambini devono lavorare x sopravvivere, e tuttavia non infelice, con i giochi comuni al lavatoio. Alla morte della nonna si trasferisce a Conakry nella grande casa del padre, uomo ricco e benvoluto, con la madre, le altre tre mogli e 30 bambini. Un harem, accettato di buon grado dalla comunità, con qualche screzio ma anche con allegria e solidarietà. Poi, la grande occasione: un uomo che quasi non conosce la sposa e la porta in Olanda e Francia. A 15 anni, Diaryatou non ha mai visto un televisore, una cucina a gas, un elettrodomestico, una stanza da bagno. La realtà però, è ben lontana dai suoi sogni: il marito la picchia, la tradisce, vive di espedienti. Un giorno, ascoltando in TV una storia simile alla sua, capisce che deve reagire, rivolgersi all'assistenza sociale, lasciare il marito. Finisce la violenza, non miseria e umiliazioni. La storia di Diaryatou è molto più di quella di una donna maltrattata: è la vicenda di migliaia di immigrati africani che giungono in Europa sognando una vita migliore, e trovano invece miseria, disprezzo, indifferenza, incomprensione. Un mondo di cui non conoscono la lingua e le abitudini, soli in una folla che può regalare loro, al massimo, uno sguardo di commiserazione. L'aereo è una macchina del tempo che li proietta in un solo giorno un secolo più avanti, in un universo alieno e ostile, senza possibilità di ritorno, nonostante tutto temuto più di ogni altra cosa. Tornare sarebbe gettare su di sé, la famiglia, il villaggio, l'onta di un fallimento. Ho viaggiato molto in Africa, visto località sperdute, ma questa testimonianza in prima persona è scioccante.
Concordo con Antonella. A volte una persona, in questo caso una ragazza, è succube di una tradizione ( sei pèroprietà del marito) di cui si sente responsabile, ma capisce che non può andare avanti così.- Quante sono le donne, anche di casa nostra, che subiscono per anni, senza sapere a chi rivolgersi? O avere il coraggio di farlo?
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