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scheda di Bartuli, E., L'Indice 1995, n. 4
Come nei suoi romanzi non ancora tradotti in italiano, anche nei racconti che compongono la raccolta "Scali", Mammeri assegna ai suoi personaggi ruoli che permettono di ricostruire le principali tappe della storia algerina. Gli anni quaranta e la seconda guerra mondiale ("Povero diavolo"), gli anni cinquanta e il rifiuto della dominazione francese ("Ameur dei portici"), gli anni sessanta e la faticosa nascita di un governo indipendente ("La muta") delineano il quadro dell'intricata situazione in cui gli algerini si dibattono a tutt'oggi. C'è però, oltre a quella storica, una seconda chiave di lettura che permette di rivedere in un'ottica complessiva l'opera letteraria di Mammeri e, di conseguenza, il mondo che rappresenta. Moulond Mammeri (1917-89) è quasi il prototipo di ciò che la sua terra ha partorito nell'ultimo cinquantennio. È algerino di nascita (e quindi arabo a tutti gli effetti), francese di cultura (e quindi occidentale nel suo approccio intellettuale) e berbero di origine (e quindi veicolato verso una società pluriculturale a sfondo democratico). Riassume perciò in se le tre diverse anime che in Algeria convivono e si combattono. Dall'auspicata riconciliazione di queste tre anime dipende l'unico avvenire possibile per un paese in cui (come i racconti di questa raccolta esemplificano con lucida chiarezza) le tradizioni ancestrali si sono scontrate con la modernità ("Tenerè atavico") togliendo alla saggezza popolare le armi per contrastare imperativi a essa estranei ("L'ibisco"), col risultato di dar vita a un universo ibrido in cui l'individuo non sa più riconoscersi ("Scali").
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