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“… un flusso narrativo da detective-story. Da standard giallo dell’età dell’oro. Con l’omicidio, eppoi la ricerca del chi, del come e del perché. Ma tra le righe di una storia da leggere. Per la cura dei processi di caratterizzazione psicologica dei personaggi, per l’inquadramento del tessuto narrativo, per l’intarsio di sezioni descrittive e parti dialogiche. Costruite come un puzzle, come un enigma deduttivo-formale. Alla maniera dei gialli vecchia maniera. Con quel finale a sorpresa, che fa meraviglia e anche stupore, eppure sottile ironia. Come in Edgar Allan Poe, come in Agata Christie, come in Artur Conan Doyle.” (Corrado Piana, <i>L’Unione sarda</i>, 22 aprile 2006)
Sono incappato in questo libro dal titolo e copertina interessante. Sono riuscito a leggere le prima ciqnuanta pagine con la convinzione che occorre sempre dare una possibilità a chi scrive. Mi dispiace. Non sono riuscito a continuare. Veramente sciatto e dispersivo. Da evitare.
La storia è carina. Quello che non regge è la scrittura. Ci sono dei passaggi da rieditare, da riscrivere, da rivedere, da riproporre. Va bene che è un libro d'esordio ma un pò d'attenzione alla forma ci vuole. Nieddu fa un tentativo "piacione" regalandoci un Efisio Coronas poliziotto per mestiere decisamente poliziotto: bello e impossibile. Questo killer che gioca con lui è bizzarro ma abbastanza credibile. Quello che non regge è il buon Coronas che racconta le sue avventure amorose (quelle si decisamente splatter) e la peggiore è quella della ragazza sul cofano. Suvvia, un pò di ritegno. E' pur sempre uno sbirro. Bella storia ma, nel complesso rimandato a settembre.
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