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Anno edizione: 2007
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Rimpianto, disincanto, molta ironia. Le memorie di Grass sono un'irregolare confessione delle proprie debolezze più che una vera autobiografia. Sul punctum dolens, la tardiva confessione della sua appartenenza alla Hitlerjugend e alle SS, Grass non si fa sconti e non li fa neppure alla Germania di Adenauer, incapace di rielaborare con onestà il proprio passato. Qualche pagina di troppo qua e là poteva essere scorciata o tolta.
Il libro racconta la vita di Günter Grass dalla sua nascita nel 1927 fino al 1959, anno in cui appare la prima edizione del suo romanzo più famoso, "Il Tamburo di Latta". Grass si decide a scrivere questo libro dopo le polemiche scaturite dalla scoperta del suo breve passato al servizio delle SS durante la seconda guerra mondiale. Quest'opera è basata, come lui stesso dice, su ricordi. La memoria è la cipolla intera, i ricordi sono le tuniche che poco a poco vengono via dal corpo della cipolla. Nel libro si mescolano parti di puro racconto della vita di Grass con altre di estrema critica verso se stesso. La sua iniziale adorazione per Hitler, che sfocia nel desiderio di arruolarsi come sommergibilista e poi, non essendo possibile, come volontario nelle SS sono il fulcro centrale del libro. Qui Grass non fa mistero della vergogna con cui convive da anni, del rammarico di non aver capito che movimento stava seguendo. E non adduce scuse, nemmeno quella di aver preso parte solo a pochi mesi di quella guerra dato che fu ferito quasi subito dai russi. Accanto a ciò troviamo anche un profondo senso di colpa nei confronti della madre di cui non si è preso cura e che è morta nel disinteresse del figlio che lei ha sempre adorato. Il libro è anche ricco di aneddoti, quali per esempio la conoscenza in un campo di lavoro di Joseph Ratzinger o l'incontro con Louis Armstrong e l'improvvisato concerto in quattro. Colpisce comunque il modo che utilizza Grass per descriversi e per descrivere le sue opere. Un uomo che ha vissuto tre tipi di fame, quella vera durante la guerra, quella della voglia carnale e quella dell'arte. Un uomo che fino all'ultimo è stato in bilico tra poesia, scultura e prosa. Un uomo che qui si confessa e chiede perdono. Un uomo che, attraverso questo libro, ci rivela i segreti dei suoi capolavori anteriori e ci spiega quali episodi, persone, sensazioni, momenti e attimi sono all'origine dei suoi più riusciti personaggi.
Amando molto le autobiografie, non appena ne trovo una, mi ci tuffo. Qui trovo molti spunti interessanti: una giovinezza nella Germania del terzo reich, volete mettere!? Ma scritto così male che dopo due pagine, ogni volta, sono costretta a fermarmi. Nei giudizi di correzione ai temi che mia madre, professoressa di lettere, scriveva ai suoi alunni , questo stile veniva definito sciatto. Non saprei definirlo oltre, ha una irregolarità e casualità che potrei attribuire anche forse alla traduzione, non attrae, non ferma l’attenzione. Risultato, mi fermo a metà libro.
Recensioni
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