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La storia vera delle ragazze sopravvissute all'inferno grazie al loro talento.
Irene, Renée, Bracha, Katka, Hunya, Mimi, Manci, Marta, Olga, Alida, Marilou, Lulu, Baba, Boriška... Durante la fase culminante dello sterminio degli ebrei d'Europa, venticinque giovani internate nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau furono selezionate per disegnare, tagliare e cucire capi d'alta moda destinati alle mogli delle SS del lager e alle dame dell'élite nazista berlinese. Tranne due prigioniere politiche francesi, le ragazze erano tutte ebree dell'Europa orientale, la maggior parte slovacche, giunte al campo con i primi trasporti femminili nel 1942, dopo essere state private di tutto. Trascorrevano le giornate chine sul loro lavoro, in una stanza situata nel seminterrato dell'edificio che ospitava gli uffici amministrativi delle SS. La loro principale cliente era la donna che aveva ideato l'atelier: Hedwig Höss, la moglie del comandante. Il lavoro nel Laboratorio di alta sartoria – così era chiamato il locale – le salvò dalla camera a gas. I legami di amicizia, e in alcuni casi di parentela, che univano le sarte non solo le aiutarono a sopportare le persecuzioni, ma diedero loro anche il coraggio di partecipare alla resistenza interna del lager. Attingendo a diverse fonti, comprese una serie di interviste all'ultima sopravvissuta del gruppo, Lucy Adlington narra la storia di queste donne. Mentre ne segue i destini, intreccia la loro vita personale e professionale all'evoluzione della moda e della condizione femminile dell'epoca e alle varie tappe della politica antiebraica in Germania e nei territori via via occupati dal Terzo Reich. Le sarte di Auschwitz racconta gli orrori del nazismo e dei campi di concentramento da una prospettiva originale e offre uno sguardo inedito su un capitolo poco noto della Seconda guerra mondiale e dell'Olocausto. E allo stesso tempo è un monito a non sottovalutare la banalità del male.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questo è un che tutti dovrebbero conoscere, una narrativa storica. In questo racconto ambientato dietro le orribili crudeltà e le contraddizioni del regime nazista, l'autrice inglese Lucy Adlington dà voce a 25 ragazze sopravvissute al campo di sterminio grazie al loro talento come sarte e alla resistenza. Una storia commovente e di privazione dell'esistenza stessa. Donne ebree e non piene di coraggio, provenienti dall'Europa orientale e di ogni età, la più piccola cucitrice aveva addirittura 14 anni. Una storia vera basata interamente su testimonianze narrate dai familiari delle sopravvissute e fatti documentati provenienti dagli archivi. L'autrice ha avuto anche la fortuna di intervistare l'ultima sopravvissuta allo sterminio e ancora in vita, la signora Bracha Kohut. Una stesura del libro che fa veramente onore a Lucy Adlington, poiché è riuscita a racchiudere all'interno di questa storia una realtà della seconda Guerra mondiale che forse non tutti conoscono. L'autrice ha creato un perfetto mix tra un racconto romanzato e memorie dei sopravvissuti alla sartoria, mantenendosi fedele alla storia. La sopravvivenza delle donne è riuscita soprattutto grazie anche a Marta, una prigioniera che lavorava come sarta nella casa di Hedwig Hoss, moglie del marito Rudolf che era a capo del campo di concentramento. Grazie al suo intuito, Marta è riuscita a cogliere l'opportunità con la creazione del laboratorio di abbigliamento da parte della Hedwig, a dare idea nel reclutare le altre sarte del campo di concentramento, confezionando così gli abiti Non solo per la moglie, ma anche per le altre dame del SS. Tutto per uscire a salvare più ragazze possibili dalle camere a gas. Nonostante la Hedwig credeva profondamente nelle ideologie del nazionalsocialismo e viveva nella villa degli ufficiali del campo, era comunque consapevole di ciò che accadeva nelle camere a gas e dello sterminio che includeva il regime nazista, un'ideologia che voleva il mondo libro dagli ebrei.
Recensioni
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