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Il dibattito sulla scuola secondaria superiore e sulla sua riforma, da decenni, si sviluppa prevalentemente attorno ai modelli organizzativi dei diversi ordini e all'inserimento di alcuni modesti aggiornamenti (uso di nuove tecnologie, maggiore attenzione alla cultura del Novecento ecc.) in un impianto didattico vecchio e in buona parte logoro. La centralità della persona dello studente, pur proclamata con enfasi, è rimasta una petizione di principio, dal momento che è stata di fatto riaffermata la centralità di programmi sostanzialmente inamovibili.
Vittorio Campione e Silvano Tagliagambe propongono in questo saggio un approccio completamente diverso e senz'altro molto interessante: una nuova scuola affermano con abbondanza, a volte eccessiva, di riferimenti scientifici deve fondarsi sulla comprensione che l'obiettivo della formazione "non è l'acquisizione completa di specifici contenuti prestrutturati (
) bensì l'acquisizione e l'incorporamento di una metodologia d'apprendimento che renda progressivamente autonomo il soggetto nei propri atti conoscitivi". Questa affermazione, che può sembrare scontata, implica in realtà radicali cambiamenti di prospettiva. L'autonomia del soggetto fa emergere i diversi tipi di intelligenza: accanto a quella caratterizzata dalla razionalità vengono finalmente considerate anche quella emotiva (mentre la scuola oggi troppo spesso favorisce una sorta di analfabetismo emozionale, perché vi si continua a ignorare l'"esistenza" del corpo) e quella evolutiva, in quanto un sistema vivente (e quindi anche un ragazzo che siede sui banchi) seleziona tra gli stimoli ambientali quelli significativi in funzione della stabilità dei propri scambi con l'ambiente stesso e scarta quelli che lo sono meno: tutto ciò ha enorme importanza nell'interazione tra la formazione proposta dalla scuola e la disponibilità ad apprendere da parte dello studente.
Salvo pochissime eccezioni, finora la scuola non ha saputo affrontare questi nodi; oggi, però, pena la progressiva esclusione dai circuiti formativi, il sistema scolastico deve misurarsi con il fatto che la conoscenza è "un processo dinamico e sempre incompleto all'interno del quale acquisisce importanza e valore determinanti la capacità del soggetto di vederne i limiti, le manchevolezze, le insufficienze, la necessità di approfondimento". Sul piano dell'attività scolastica queste riflessioni prefigurano una "didattica orizzontale", in cui studenti e docenti mettano a disposizione le proprie specifiche competenze per ottenere risultati comuni e una "scuola senza classi", cioè un'organizzazione del lavoro scolastico non irrigidita in tutte le sue fasi dalla partecipazione esclusiva dello studente a un unico gruppo-classe, ma finalizzata in maniera funzionale alla realizzazione non necessariamente nella stessa classe degli obiettivi formativi fissati. Solo in questo modo è possibile una progettazione per competenze che sia basata sui seguenti aspetti: chiara indicazione degli obiettivi da raggiungere, identificazione di indicatori, criteri e parametri di verifica, precisazione dei livelli di padronanza attesi e modalità attraverso cui le competenze acquisite possono essere utilizzate in contesti differenti da quelli in cui sono state acquisite.
Questo è il livello della sfida e dell'impegno per la scuola dei prossimi decenni: perché abbia un esito positivo occorrono risorse, formazione e professionalità dei docenti e dei dirigenti scolastici e consenso sociale; ma se dovesse prevalere la logica dei tagli della spesa per la formazione, l'umiliazione professionale e civile degli insegnanti, il disprezzo per la cultura critica la scuola e con essa un'intera generazione andrà incontro a un disastro epocale.
Vincenzo Viola
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