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Un libro più che piacevole, scorrevole, sincero. Si ripercorre la storia d'Italia, inserendo anche parti meno trattate, come lo scacco della Calabria della fine degli anni '70, e trattando le maggiori vicende in modo obiettivo, che a qualcuno potrebbe apparire parziale solo perché abituato a leggere la storia d'Italia secondo la deformazione dell'impronta comunista. Fanno ridere quelli che si dicono infastiditi dall'anticomunismo di Pansa. Strano che non si legga di persone "infastidite" nel rileggere sempre la solita tiritera retorica sulla Resistenza. In fondo non è così strano: è il risultato ben riuscito del lavaggio del cervello per mano comunista. Pansa serve anche a disintossicarsi da questo disturbo.
Ormai Pansa ha solo l'ossessione dell'anticomunismo, sempre più viscerale, non della ricerca delle verità anche scomode di alcuni suoi vecchi libri. Sempre buon affabulatore, ma anche superficiale nella sua contro storia, per non dire scorretto. Nella valutazione di fatti usa le tecnica della chiacchierata / intervista di una persona terza , dando così la sensazione che le opinioni riportate , sempre di parte, siano la realtà dei fatti.il terrorismo e' sempre monocromatico, poche parole per eventi come piazza fontana, neanche una parola sulla strage di Bologna, persino la stagione di mani pulite rivisitata e distorta . Letto fino in fondo nella speranza vana che ci fosse almeno uno spunto che valesse la lettura
Forse non ci saranno approfondimenti su tutti i fatti più importanti accaduti in Italia nel dopoguerra, ma probabilmente l'autore non voleva scrivere una monumentale storia del secondo dopoguerra, ma un resoconto autobiografico di alcuni di questi fatti, per come sono stati da Pansa stesso percepiti e vissuti. Mi sembra una buona opera, con la solita ottima scrittura.
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