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Quando ancora le reti televisive erano solo due, le fiction (o serie TV) si chiamavano sceneggiati e costituivano un autentico fenomeno sociale in grado di mobilitare l'intera compagine familiare davanti all'apparecchio, «Sandokan» (1976) rappresentò per molte ragioni un reale evento generazionale e un momento di rottura rispetto alla precedente tradizione avviatasi con «Il dottor Antonio». Rottura determinata innanzitutto dalla produzione di carattere internazionale (ITA, FRA, UK, BRD), dalla compartecipazione di attori italiani e stranieri (indiani, francesi, tedeschi, malesi, giapponesi), dall'ariosa ed esotica location (India, Malaysia, Thailandia), così diversa dal tradizionale impianto teatrale di altri sceneggiati più paludati e, infine, dall'uso pionieristico, almeno per il panorama italiano, del colore, indispensabile per valorizzare al meglio i sgargianti e variopinti costumi e la lussureggiante natura malese. Illustri precedenti come: «Piccole donne», «L’idiota», «La Pisana», «Il mulino del Po», «La cittadella», «I miserabili, «La figlia del capitano», «David Copperfield», «I promessi sposi», erano stati tutti produzioni Rai, girate in b/n, con cast italiano e una marcata matrice teatrale (scenografia essenziale, prevalenza di interni e, fino al ‘59, montaggio in diretta) derivata da opere ‘alte’ della letteratura mondiale. Tradizione già parzialmente derogata con l’«Odissea» (1968), ma che fu innovata in toto dal teleromanzo di Sollima (regista e sceneggiatore), che introdusse per primo alcuni stilemi cinematografici in questo genere televisivo. Liberamente tratto dai romanzi del ciclo malese di Emilio Salgàri lo sceneggiato in sei puntate narra le avventure del pirata-gentiluomo Sandokan (Bedi), chiamato la «Tigre di Mompracem», diviso fra la strenua lotta contro l’arcinemico Lord Brooke (Celi) e l’amore per la dolce lady Marian (André). Autentico cult generazionale e grande successo di pubblico da rivedere. Ottima la colonna sonora degli Oliver Onions.
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