"Come i Sex Pistols prendemmo le loro canzoni preferite, ne riscrivemmo i testi e le suonammo con seghe circolari collegate a strepitosi distorsori a pedaliera. (
) I super eroi americani ci diedero il benvenuto e si rilassarono mentre noi avvicinavamo il bisturi ai loro corpi esausti e cadenti. Fornimmo loro una trasfusione salvavita di umorismo nichilista e sfrenata inventiva." Questo parallelo tra musica punk e supereroi americani riveduti e corretti da autori britannici nel corso degli anni ottanta è opera di Grant Morrison che nel suo Supergods (cfr. "L'Indice", 2013, n. 7) traccia una brillante e personalissima storia del fumetto popolare americano. Lo stesso Morrison, infatti, con Alan Moore e Neil Gaiman, venne reclutato da editor statunitensi desiderosi di portare nuovi talenti nel mondo dei super eroi invischiato da tempo in vecchi cliché. Alan Moore ha avuto il difficile onore di aprire le danze trasformando nel 1983 Swampthing, una serie horror incentrata su una sorta di mostro della laguna nera, in un fumetto insolitamente complesso e poetico che affronta tematiche ambientaliste senza alcun piglio didascalico. Morrison, a metà anni ottanta, si getta con foga e corrosivo umorismo su diversi progetti per poi arrivare ad Arkham Asylum: una folle dimora in un folle mondo un graphic novel in cui un personaggio cardine come Batman si trova a dover giocare a rimpiattino con super criminali super psicotici in un grandioso susseguirsi di citazioni decisamente poco americane dal Marat/Sade ad Alice, dall'inquietante maestro del cinema d'animazione ceco Jan Svankmajer ad Aleister Crowley. Nello stesso anno di Arkham Asylum, il 1989, viene pubblicato anche il primo numero di un'altra serie, Sandman, scritta da un giovane inglese, Neil Gaiman. Anche in questo caso si parte dal restyling di un vecchio personaggio per creare un fumetto con rimandi e agganci del tutto nuovi. Gaiman però si spinge ancora più avanti dei suoi predecessori nei territori del fantastico, non si limita a cambiare il carattere, il linguaggio, le ambientazioni e le tematiche, cambia proprio universo. Niente scienziati mutanti, mostri di altri mondi o eroi in calzamaglia, si torna alla mitologia, agli archetipi. Protagonista è Sogno, l'uomo della sabbia, il perturbante per eccellenza. Una combriccola di scalcagnati occultisti nel 1916 celebra in gran segreto un rito per catturare la morte; il rito fallisce, ma solo in parte, resta infatti loro prigioniero il fratello di Morte, il Signore dei Sogni, un essere magro somigliante a un cantante alla moda, Robert Smith dei Cure. Sospesa tra fantasy mitologico e horror la serie procede per sette anni e diventa un fenomeno di costume internazionale tra gli adolescenti gothic ( ma in Italia il termine era dark) che finalmente possono vantare un loro pantheon su carta patinata. A partire dall'ottavo episodio, poi, compare una comprimaria d'eccezione che contribuirà non poco al successo della serie: Death, la sorella maggiore, una giovane donna con molto eye liner, i capelli sparati, le guance un po' pienotte, una canottiera nera e un ciondolo ankh da mercatino di periferia. La compagna di classe un po' strana che nell'ultimo banco disegna piccoli teschi invece dei cuoricini sul foglio di brutta del compito in classe. Una morte a portata di mano, saggia e sorridente, che, accompagnata da Sogno, guida i suoi giovani lettori in incubi antichi e inesplicati, ben oltre Gotham City e Metropolis. Chiara Bongiovanni
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