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Salvemini e la grande guerra. Interventismo democratico, wilsonismo, politica delle nazionalità - Andrea Frangioni - copertina
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Salvemini e la grande guerra. Interventismo democratico, wilsonismo, politica delle nazionalità
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Salvemini e la grande guerra. Interventismo democratico, wilsonismo, politica delle nazionalità - Andrea Frangioni - copertina

Descrizione


Il volume ripercorre le posizioni di Salvemini e delle personalità a lui vicine negli anni della Grande guerra, al fine di far emergere i tratti salienti dell'interventismo democratico salveminiano, che interpretò il primo conflitto mondiale come contrapposizione delle potenze liberali e democratiche al tentativo egemonico degli autocratici Imperi centrali. In tal senso, Salvemini fu lungimirante nell'introdurre in Italia temi e progetti per il dopoguerra propri dell'internazionalismo liberale britannico e destinati a divenire caratteristici del messaggio wilsoniano. Al tempo stesso, l'antigiolittismo di Salvemini, divenuto con la guerra antineutralismo, concorse a dare al suo interventismo un carattere manicheo e intransigente che condannò all'isolamento la posizione salveminiana, nel momento della polemica antinazionalista alla fine della guerra.
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Dettagli

2012
31 ottobre 2011
270 p., Brossura
9788849831443

Valutazioni e recensioni

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Leonardo Raito
Recensioni: 4/5

Un bel libro, che chiarisce in modo molto documentato le posizioni di Salvemini in merito alla guerra.

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Recensioni

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Voce della critica

  Questo libro intende ricostruire nel dettaglio l'evoluzione delle posizioni politiche e ideali di Salvemini e del gruppo di personalità a lui più vicine negli anni cruciali della prima guerra mondiale. Un'evoluzione tutt'altro che lineare e priva di contraddizioni. Andrea Frangioni si era posto l'obiettivo, come ammette con sincerità, di dimostrare, documenti alla mano, quanto lungimiranti e sapienti fossero state le posizioni salveminiane in tempo di guerra e come il loro fallimento fosse responsabilità interamente altrui e uno dei motivi delle successive sciagure politiche vissute dall'Italia. Ma la serietà della ricerca storiografica ha condotto parzialmente altrove. Il lavoro di scavo compiuto da Frangioni ha l'indubbio merito di mostrare quanto anche Salvemini sia rimasto impigliato nell'intransigentismo e nel moralismo che contraddistinsero il clima culturale del primo ventennio del Novecento italiano. Ci dice anche quanto dannoso poté essere il ruolo svolto dai intellettuali che si abbandonarono all'arroganza tipica del profeta di sventura in un'epoca indubbiamente drammatica. Pur diverso, anche il liberalismo radicale di Salvemini mancò a tratti di senso della realtà e all'intransigenza dei principi sacrificò la possibilità di recuperare, tra 1915 e 1919, un dialogo con quel neutralismo giolittiano che solo avrebbe potuto garantire la saldezza delle istituzioni rappresentative interne di fronte all'ondata nazionalista, gonfiata dall'esaltazione degli anni di guerra. La lungimiranza salveminiana permane nel progetto liberale di un sistema di relazioni internazionali che Wilson incarnò brevemente perché sorto in un clima ormai incanalatosi nella contrapposizione manichea e nella logica binaria di chi non ammetteva nessun compromesso e nessuna moderazione. Danilo Breschi

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