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Una questione privata, una storia di gente di piccol affare. E’ il primo romanzo di Marisa Bulgheroni, che, dopo tanti anni, spinta dall’atmosfera di tensione creata dall’attentato alle torri gemelle, decide di raccontare la propria guerra, quella vissuta da giovane, dal ’43 in poi. Una guerra che l’ha coinvolta in via forse indiretta, così come indiretto è il modo di rievocarla. Non sono le armi a dar verve alla narrazione, quanto piuttosto gli amori, vero motore del romanzo. Il contrasto guerra-amore non è affatto nuovo nella letteratura, anzi, è uno dei più antichi della storia (uno fra tanti Ariosto), ma la sostanziale differenza è che, in questo caso, si tratta di amore “condito” di guerra, più che il contrario. A far come da schermo tra i due elementi opposti è la villa, dove la protagonista, Isabella, abita con la famiglia. Le vicende del conflitto penetrano nella casa solo attraverso persone che le hanno vissute in prima persona, come accade con il padre di Isabella, soprannominato “Capitano”. Una guerra che, se fosse davvero protagonista, perderebbe senz’altro d’efficacia, sia per il tono immateriale e quasi sussurrato, sia per la netta alternanza di presente e passato, creata dall’uso del corsivo per affiancare alle vicende della gioventù quelle più recenti. Io, Isabella…Io, io, Isabella; un ritorno al passato non è facile, soprattutto se lo si guarda con gli occhi rivolti al futuro. Isabella, da personaggio fittizio dell’intreccio di eventi, deve emergere in quanto individuo dotato di coscienza propria, e non solo come attore/narratore romanzesco. Bulgheroni si cala in una nuova se stessa per capire cosa ciò che è stato può significare (per lei e per gli altri) oggi, da adulta.
Compagno di scuola. Non posso che riconoscere la fedele e coraggiosa rievocazione della sua vita e dei suoi parenti. Scritto magistralmente con richiami storici e culturali pregevoli. Mi farebbe piacere conoscere la sua e-mail. grazie
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