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scheda di Cristini, A., L'Indice 1995, n. 6
Tra le teorie che cercano di fornire una spiegazione alla disoccupazione involontaria in condizioni di equilibrio, quella dei salari di efficienza appare al momento la più accreditata. Tra le tante opere di rassegna che sono state scritte sull'argomento vale sicuramente la pena segnalare questo recente lavoro di Weiss. In primo luogo perché l'autore della rassegna, insigne professore presso la Boston University, da tempo si occupa di argomenti legati ai problemi dell'informazione asimmetrica e può di fatto annoverarsi tra coloro che hanno dato corpo a questa stessa letteratura. In secondo luogo perché nella trattazione dell'argomento si raggiunge un buon equilibrio tra descrizioni puramente verbali e analisi tecnica dove quest'ultima, in particolare, è accompagnata da esempi numerici. In terzo luogo perché parte delle argomentazioni discusse non sono generalmente riscontrabili in altre recensioni. Il ben noto quesito su cui si è sviluppata la teoria dei salari di efficienza e, in generale, le teorie della rigidità salariale, ovvero "perché, di fronte ad un eccesso di offerta nel mercato del lavoro, le imprese non riducono i salari" è affrontato in due parti fondamentali e in una introduzione. Nella prima parte si risponde alla domanda motivando la scelta dell'impresa dal punto di vista della "selezione avversa" sulla forza lavoro a cui tale comportamento darebbe vita. Nella seconda parte la risposta si basa sui problemi legati al cosiddetto "rischio morale" che l'impresa cerca di evitare utilizzando il salario quale incentivo affinché i lavoratori si comportino massimizzando la propria produttività. Si tratta di situazioni che sorgono tipicamente in contesti di informazione asimmetrica quando la qualità di un bene (il lavoro) non è perfettamente osservabile e quindi il suo prezzo (il salario) diventa un mezzo di selezione. La parte introduttiva discute le critiche al modello e l'ipotesi del licenziamento.
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