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anche i grandi autori possono avere una battuta d'arresto. più che un racconto è un vezzo letterario, molto confusionario e ai limiti della leggibilità. unico pregio: la brevità....
Geniale.Paradossale.Assurdo e attualissimo insieme.La bravura di certi grandi autori si vede in opere come questa,fuori dai "normali" canoni letterari.Chi ama Vazquez Montalban,e lo conosce,non può non apprezzare questo "sfogo"letterario-politico.
Questo romanzo - che non esito a definire surrealsociopolitico - fa storcere il naso agli appassionati delle avventure di Pepe Carvalho [tra i quali mi annovero]. Leggo stroncature senza appello ad opera di lettori delusi, se non arrabbiati. C'è evidentemente un equivoco. In realtà "Sabotaggio olimpico" - e questo la Feltrinelli poteva benissimo ricordarsi di scriverlo in quarta di copertina - non fa parte della serie "regolare", ma è un gustoso "fuori programma": Manuel Vázquez Montalbán l'ha pubblicato a puntate su "El País" durante i Giochi Olimpici del 1992 a Barcellona. Se si tiene conto di questo antefatto, ci si può far prendere per mano dal tono molto scanzonato, ironico e surreale di tutta la vicenda, con Carvalho che viene incaricato da servizi segreti, ministri, Nazioni Unite, re e principesse, ecc. di indagare su eventuali boicotaggi alle Olimpiadi. Che poi, tra un'assurdità e l'altra, l'autore trovi anche il tempo per infilare qualche perla delle sue, non guasta: "L'Europa teme di non poter diventare quel che aveva voluto essere dalla sua infanzia eil capitale sarebbe stato investito in popolazioni più integrate e lucrative, mentre nel mondo viene distribuito il lavoro a seconda dell'economicità della mano d'opera, della solitudine degli stomaci e della capacità umiliazione didei lavoratori."
Recensioni
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“I guerriglieri erano consiglieri della firma del patto tra volontari olimpici pentiti e riconvertiti in olimpionici, cristiani di base, sciiti scalzi, ex combattenti del Maggio francese e cantautori specializzati in canzoni di protesta.”
Dentro a una estetica dell’assurdo (il pensiero inevitabilmente va a Jonesco) Manuel Vázquez Montalbán dimostra che è possibile costruire uno scenario in cui svolgere un discorso assolutamente coerente.
Questo romanzo, inedito in Italia, vede come protagonista ancora una volta Pepe Carvalho che si trova travolto da imprevedibili e improbabili eventi prodotti da un’attività di spionaggio internazionale (chi siano i sabotatori delle Olimpiadi e perché lo facciano è in realtà grottesco e in un certo senso ininfluente).
Pepe è aggredito dalla farsa olimpica, la “farsa democratica”, quella “della cultura dei simulacri alla Walt Disney”, prima ancora che “da paracadutisti, guardia civil, polizia privata, polizia mista, assaltatori, vaneggiatori dell'Opus Dei, zampognari scozzesi, orfani del socialismo reale, boy scout, soci del club nautico, gorilla da night club, omosessuali senza complesso di colpa e yuppie in crisi di crescenza” che irrompono nella sua casa di Vallvidrera proprio là dove aveva cercato rifugio per sfuggire alle follie mediatiche delle Olimpiadi di Barcellona.
Manuel Vázquez Montalbán non risparmia nessuno: chi persegue un “catalanismo” ufficiale, tutto di facciata, ai massimi vertici olimpici, gli atleti (che stanno cercando di diventare neri per prepararsi alle Olimpiadi di Atlanta), i “grandi” della politica internazionale, una sinistra che assume metodi della più retriva destra per guadagnare “credibilità” e diventare protettrice di un ordine di cui non è chiaro neppure il senso, l’ignoranza degli accademici e degli intellettuali “ufficiali”, ma soprattutto i giochi e i loro organizzatori che, se gli sponsor pagano bene, includono nelle gare anche le più ridicole competizioni.
Gli unici a uscirne bene, con simpatia e affetto, sono i reali di Spagna: Juan Carlos in particolare, sempre accompagnato dal suo “Manuale di formazione professionale permanente di re e principi in esercizio” per moderni regnanti.
Certe pagine raggiungono davvero una forza comica straordinaria: tutto l’incontro con Boutros Ghali e lo scambio di ricette di cucina che appassiona l’ex Segretario Generale dell’Onu più di ogni vertenza internazionale, e prima ancora la “lezione” di filosofia tenuta da Carvalho su Ortega y Gasset, giudice il padre di Javier Marías, Julián, vero rappresentante in terra di Ortega, o l’errore grossolano di Bush che fa confusione tra Baghdad e Barcellona con la moglie Barbara già vestita a lutto, certa che le manie sportive del marito prima o poi lo faranno schiattare.
Ma il sarcasmo fa spesso riflettere: ed ecco che la Walt Disney Corporation sta preparando per le Olimpiadi di Atlanta “un’esibizione di estasi utopiche della storia contemporanea” e si potrà assaltare il Palazzo d’inverno con venti dollari, per due soli dollari un “Lenin che sembra in carne e ossa ti scriverà le cosiddette Tesi d’Aprile e te le potrai portare a casa da incorniciare”; oppure oggi non esiste più un’etica universale, ma un’etica confezionata da un “ex giovane filosofo che ha aperto una sartoria di etiche su misura”.
La culturista serba, Vera, la figlia segreta di Tito, attraversa e domina (anche per la mole) nel romanzo, intrecciandosi la sua storia al gran numero di personaggi veri o immaginari che lo popolano. Appare sempre ingenua e spietata, dura e senza difese mentre il mondo tutt’intorno è autenticamente cattivo.
Un grande scrittore è sempre dotato di spirito profetico: Sabotaggio olimpico sembra proprio parlare di noi, qui e oggi
A cura di Wuz.it
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