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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
Manuel Scorza inventa un affascinante ritmo narrativo, un linguaggio in cui poesia e ironia, immaginazione e sdegno si fondono mirabilmente
"Niente è più debilitante per un essere umano che le menzogne della speranza”
Rulli di tamburo per Rancas non è solo uno dei più avvincenti e forti romanzi che ci siano giunti dall’America Latina, è anche una ricostruzione di fatti reali popolata da personaggi di cui tuttora si occupano le cronache. Héctor Chacón, detto il Nittalope, trasformato in leggendario bandito dall’ingiustizia, uscì dal carcere solo nel 1972, e il soffocante Recinto, incombente e mobile come un personaggio, col quale sono state sottratte le terre ai contadini, fa parte ormai del paesaggio peruviano... Al centro delle vicende si situa lo scontro, avvenuto a Rancas negli anni cinquanta, fra i Comuneros (cioè gli appartenenti a una comunità contadina) e i latifondisti alleati del potente monopolio della Cerro de Pasco Corporation. Abbattendo la parete divisoria fra letteratura e sociologia, Manuel Scorza qui inventa un affascinante ritmo narrativo, un linguaggio in cui poesia e ironia, immaginazione e sdegno si fondono mirabilmente. In Perù brani di questo testo sono imparati a memoria dagli indios che, giustamente, lo considerano la “loro” opera epica.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
E’ il primo di una pentalogia che Scorza ha dedicato al popolo andino, raccontando i soprusi subiti dai peones peruviani da parte sia del governo locale sia dei gringos occupanti, che hanno imposto la dura legge capitalistica per il massimo sfruttamento delle terre e per schiavizzare le genti, attività queste in cui la nazione USA ha vinto la supremazia mondiale, alla faccia della democrazia. Per i comuneros quechua questa pentalogia ha assunto la valenza che il Pentateuco ha per il popolo ebreo e per i cattolici. Ambientato nel 1959, narra le lotte del villaggio di Rancas e dei suoi maggiori protagonisti (in primis Héctor Chacón) per contrastare la prepotenza della Cerro de Pasco Corporation (sede in Delaware!) che già nel 1903 scopre oro nei territori andini, apre miniere e avvelena l’ambiente. Non contenta di questi soprusi, nel 1959 decide di recintare tutti i pascoli in altura, negando la sopravvivenza a pecore e ad altri animali che garantiscono un minimo di cibarie ai villaggi andini e a una popolazione già immiserita e in estrema povertà. Si scatena la lotta dei comuneros contro la prepotenza delle corporations USA, ma è una lotta contro un Golia che non ha come antagonista un Davide munito di fionda assassina. Ha il respiro di una tragedia greca, ad ogni capitolo s’intravedono Sofocle, Euripide ed Eschilo tra le righe. La scrittura è fluida e ricca d’immagini poetiche (“il sole non riusciva a buttare i piedi fuori dalla ragnatela di una nebbiolina rosea”; “il mattino s’inargentava sugli eucalipti”) anche se le pagine grondano sangue. E amare constatazioni: “viceré, corregidori, presidenti della Repubblica, prefetti e sottoprefetti erano i nodi di un quipus di un filo di terrore immemorabile”. I fatti e molti protagonisti sono reali e il romanzo ha avuto il merito di svelare al mondo intero la via crucis dei popoli andini e portare in primo piano gli orrori del colonialismo del XX secolo, mai spentosi fin dall’epoca di Pizarro.
Prima di comprare il libro avevo letto da qualche parte che "Rulli di tamburo per Rancas è uno dei più unici e intensi romanzi dell'America latina". Feltrinelli nella quarta di copertina aggiunge "Abbattendo il divisorio fra letteratura e sociologia, Scorza inventa un affascinante ritmo narrativo, mix di poesia, ironia, immaginazione e sdegno, ecc...". E caspita (!) è così. Un libro fantastico, che arricchisce non poco il panorama dell'ormai abusato realismo magico sudamericano. Leggerò sicuramente anche gli altri quattro romanzi de La Ballata.
"Dalla stessa cantonata della piazza di Yanahuanca [...], in un umido settembre il tramonto esalò un vestito nero. Il vestito, a sei bottoni, ostentava un panciotto solcato dalla catenella d'oro di un Longines autentico. Come tutti i tramonti degli ultimi trent'anni, il vestito scese in piazza per dare inizio ai sessanta minuti della sua imperturbabile passeggiata." Beh, sineddoche a gogò, linguaggio strepitoso e traduttore come forse non ce ne sono più. Il ciclo andino di Scorza si rivela - almeno in questa sua prima ballata - qualcosa di imperdibile in cui tuffarsi senza salvagente; un pezzo di letteratura completa di tutto; dalla creatività alla veridicità, dall'ironia alla drammaticità, alla straordinaria abilità narrativa. Un mondo talmente ricco e pieno, che passare a 'Storia di Garambombo, l'invisibile', viene automatico.
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