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Finezza e splendore di un mondo che non potrà più rifarsi, incontri intensissimi nella bellezza e nel privilegio di uno scambio umano impareggiabile. Le memorie di questa donna sono un documento di preziosa e profonda eleganza, un compendio di sorrisi e emozioni, rarissimi spiriti e mani strette che sono il sigillo e la firma di un grandissimo Novecento. Un luogo di sussurri e segreti, di idee e di opere a venire davvero indimenticabili nella voce commossa di una testimone d'eccezione. Un racconto splendido.
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Snello volume che raccoglie le parole della celebre libraia parigina che contribuì ad animare, da una deliziosa vetrina della rive gauche, la prima metà del Novecento europeo, Rue de l'Odéon. La libreria che ha fatto il Novecento è un libro più complesso di quanto sembri. Non si compone solo delle memorie pubbliche di una donna eccezionale e coraggiosa, ma anche di una galleria di ritratti notevoli di intellettuali, colorati dall'affettuosa e talvolta ironica penna dell'autrice, nonché un sincero esercizio di critica letteraria. Che Adrienne Monnier sia stata una donna eccezionale e coraggiosa non lo mostra tanto il successo che la sua libreria ebbe presso i maggiori intellettuali che le gravitarono attorno, quanto piuttosto il resoconto appassionato che essa stessa offre della propria attività.
Straordinaria impresa avviata a soli ventitré anni da una giovanissima lettrice omosessuale, la Maison des Amis des Livres non fu una libreria qualsiasi, ma un luogo in cui la cultura era viva. Costretta per ragioni economiche a specializzarsi nell'estremo contemporaneo, Adrienne attribuiva al proprio mestiere dei valori che non siamo abituati ad attribuire ai librai: quello critico di selezione attenta dei testi e quello morale di condivisione delle idee. Per questo, la vendita dei libri fu accompagnata fin dagli albori da una biblioteca di prestito, da una piccola ma pregevole attività editoriale (fu Monnier a pubblicare la prima traduzione francese dell'Ulisse di Joyce) e da una lodevole programmazione di eventi letterari. Furono la passione e l'intelligenza di Monnier a mutarla presto da giovane sconosciuta a interlocutrice privilegiata di grandi letterati quali Valéry, Larbaud, Claudel, Gide, Romains, Benjamin: quegli stessi nomi che appaiono in gustose istantanee o schizzi caratteriali. Occorre tuttavia osservare che se, dopo aver percorso l'indice, il lettore vorace cercherà forse di leggere anzitutto le sezioni consacrate a Valéry, Rilke, Hemingway e Benjamin, i passaggi più riusciti ci paiono quelli consacrati a Léon-Paul Fargue e ai meno noti Raymonde Linossier e Paul Léautaud. Personaggi cui l'autrice, libera forse dall'ossequio generato dalla fama, dedica parole autentiche e leggere. Costante del libro, la leggerezza ritorna d'altronde nei giudizi di valore espressi sulle opere. Oltre alla pratica critica che Monnier esercitò con una relativa parsimonia affermando di preferire, per quieto vivere, non dar voce al proprio spirito critico per i testi non amati, essa sviluppa, in Memoriale della rue de l'Odéon, qualche riflessione acuta sulla funzione critica cui attribuisce un benefico valore morale.
Il volume si conclude sulla bella postfazione in cui Edda Melon ricostruisce la vita della libreria e le attività molteplici della sua proprietaria aggiungendo, da attenta specialista ed eccellente divulgatrice, quei particolari che permettono di meglio seguire i resoconti di Monnier e di meglio pesarne l'importanza. Per via della completezza delle informazioni e della piacevolezza della lettura, ci sarebbe piaciuto trovare il testo di Melon in due momenti: prima e dopo la voce dell'autrice. Al lettore non specialista che voglia godere in pieno dei racconti di Monnier, consigliamo dunque una duplice lettura di Adrienne Monnier, l'amica dei libri: come prefazione e come postfazione.
Luigia Pattano
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