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In questo libro sconvolgente parlano i vinti. Le più intense testimonianze azteche, maya e inca su quella catastrofe che fu la Conquista spagnola sono state qui raccolte e presentate da un illustre americanista, Miguel Léon-Portilla. I presagi funesti, i tradimenti, il comportamento nobile e disperato dei capi e dei popoli indigeni, le stragi inesorabili, il senso incombente di un fatale rivolgimento cosmico – tutto questo si mescola in pagine di tesa liricità, di straziata veggenza. Abbandonati dai loro dèi e quasi costretti a vedere come nuovi dèi i barbari che venivano dall’Europa per massacrarli, gli antichi messicani e peruviani ebbero cronisti lucidi, cantori epici della propria fine, che ci hanno lasciato in scabre parole i segni viventi di grandi civiltà che, per morire, aspettavano soltanto di essere colpite.
Per chiunque si interessi dell’America, sarà indispensabile leggere queste pagine, che parlano del trauma originario di un continente e offrono all’Europa civilizzatrice l’immagine della sua rozzezza nel distruggere una delicata, complessa ‘regola di vita’, che i Conquistadores non potevano certo capire.
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