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«Claudia Gualdana è una raffinata saggista che ci racconta la storia del "fiore dei fiori": la rosa.» – Il Venerdì
Dall'Iliade a Borges la rosa è un fiore che accompagna la storia della nostra cultura sul piano letterario, figurativo, favolistico e del costume. Nel mondo classico essa indica amore e morte, nell'evo cristiano viene condannata a un momentaneo oblio per poi tornare a designare il sacrificio dei martiri e a comparire sulle facciate delle cattedrali. Simbolo della Vergine Maria, entra nelle Litanie lauretane e nella pittura, diviene emblema della Passione di Cristo e tale resta fino alla Riforma di Lutero, che la adotta nel suo sigillo personale.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'autore conclude la sua stessa premessa: "La nostra regina è una presenza troppo assidua per non nascondere misteri. Nelle prossime pagine ho cercato di svelarne alcuni. Non tutti: sarebbe stato impossibile riunire in un solo la sua presenza ubiquitaria in Italia e altrove.". E invece qualcosa di più avrebbe dovuto scrivere, per esempio aiutando il lettore che non è un esperto di storia del cattolicesimo a capire chi siano tutti quei personaggi e quelle festività che cita nel libro e che dà per scontato che tutti conoscano. Invece di inserire la bibliografia finale e mettere le stesse note anche all'interno del libro, avrebbe potuto azzardarsi a renderlo più comprensibile, mettendo come note una breve descrizione dei personaggi di cui parla (senza farlo necessariamente diventare qualcosa di simile a un sussidiario). Non voglio difendere la mia ignoranza in materia ma sfido chiunque tra le persone comuni a conoscere tutti i personaggi di cui parla. Ne risulta un libro pieno di aneddoti, la maggioranza riferiti alla chiesa, che nel mio caso mi hanno fatto perdere l'interesse per l'argomento. Peccato che l'editore Marietti per me fosse un collegamento insospettabile ma se avessi potuto leggere il colofon: - Centro editoriale dehoniano -, prima e non dopo l'acquisto del libro, forse avrei realizzato da sola che era meglio evitare. Forse sarebbe bastato aggiungere come nota sotto al sottotitolo: "per ferventi cattolici".
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