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scheda di Mosca, U., L'Indice 1998, n. 1
Probabilmente non esiste cineasta che, come Roman Polanski, pur muovendosi in una dimensione produttiva tipica dello star-system, abbia contribuito a sbriciolare i meccanismi di creazione della spettacolarità nel cinema, facendo alla fine crollare anche le storie meglio costruite, tramite il ricorso a un dubbio, all'assenza di qualche ingrediente fondamentale, a incidenti imprevedibili e inattesi. Risulta interessante che a perlustrare le architetture narrative di Polanski sia un critico cinematografico che è prima di tutto un architetto, autore di testi come "La costruzione del labirinto" (1974), "Ombre urbane. Set e città dal cinema muto agli anni '80" (1982), "Architettura della visione. Michelangelo Antonioni" (1986). Non a caso Cappabianca, tra i percorsi di lettura dell'opera omnia di Polanski, concentra l'attenzione sulla costruzione claustrofobica degli ambienti, sulla creazione di spazi altri (sogni, deliri, allucinazioni), sull'utilizzo degli abiti e dei costumi come strumenti per rovesciare e ingarbugliare la narrazione. Prezioso l'indice dei luoghi visivi e sonori dell'intera filmografia, contenuto nella parte finale del volume.
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