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Alla fine del libro mi sono chiesta: ma cosa voleva raccontare? Una geografia sentimentale mi sembra una definizione presuntuosa per un libro che racconta episodi personali, fotografa realtà di Roma ben note ai romani, rievoca fatti storici che a volte non c'entrano niente con la città, fa continui riferimenti a luoghi, fatti e personaggi noti solo a una ristretta cerchia di persone. Anche se alcune parti mi hanno incuriosito, alla fine mi sono chiesta: ma a me che me ne importa di queste cose? Cosa aggiungono al mio vissuto di romana? Cosa mi raccontano di Roma che già non sapevo? Mi sembra che Lipperini abbia usato questo libro per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, per rivendicare un diritto di essere e vivere Roma che qualcuno sembra averle impedito di godere, quando invece credo che poche persone abbiano avuto e abbiano ancora il privilegio di vivere la città eterna, la sua storia, i suoi luoghi, gli eventi culturali che la animano da una posizione privilegiata come la sua. Il "bordo" di Lipperini, cioè la sua periferia, per molti era già un luogo privilegiato, perché la loro periferia era molto ma molto più esterna e in centro non avevano neanche i mezzi per andarci. Peccato, apprezzo molto il suo lavoro alla radio, ma questo libro mi ha deluso.
E’ una geografia sentimentale “Roma dal bordo”, una questa narrazione di Loredana Lipparini che parla di Roma che è tutto e niente, che è summa di bellezza e di problemi che è semplicemente Roma. Un libro che accompagna nelle strade di una città che l’autrice “ama e odia” e che è amata e odiata alla stessa maniera da chi la conosce. Un libro per chi conosce la città e può trovare sensazioni di luoghi noti, ma anche per chi non ha mai avuto la fortuna di esserci e può trovarci i sentimenti di chi invece l’ha vissuta e la vive visceralmente e se ne fa circondare pur guardandola dai bordi di una periferia sempre più lontana dal centro. Un libro che è anche mezzo per narrare la propria vita e le proprie esperienze, la ricerca di quel centro in cui vivere e lavorare, la ricerca di case che di volta in volta allontanavano l’autrice spostandola ai “bordi”, la difficoltà di vivere una città problematica (al punto di rinunciare da tempo a usare la macchina per la difficoltà di trovare un parcheggio). Una Roma che riporta a Pasolini e ai tanti registi che l’hanno tratteggiata nelle loro pellicole, una Roma che è centro e periferia che vive i mali di ogni grande città ma che ha il valore aggiunto della grande bellezza, della grande umanità.
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