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La matematica è fatta dai matematici. L'affermazione può sembrare lapalissiana, ma non è affatto così: non si puo prescindere dalle interazioni tra le persone se si vuole capire come si è sviluppata la materia. Questo era già vero nel Rinascimento, con gli epistolari tra i vari matematici dell'epoca, ma con i secoli è diventato sempre piu vero. Ecco cosi che questo libro non parla affatto di matematica - non ci troverete una formula che sia una - bensì dei matematici, soprattutto italiani ma anche stranieri, di esattamente cent'anni fa. Nel 1908 Roma ospitò infatti il terzo congresso internazionale dei matematici: un sicuro riconoscimento all'importanza che la scuola italiana era riuscita ad ottenere in soli cinquant'anni, in pratica dalla riunificazione della penisola che casualmente coincise con la creazione a Bologna della cattedra di Geometria Superiore affidata a Luigi Cremona. La parte centrale del libro racconta quindi la preparazione del congresso del 1908, partendo da un'ampia carrellata della situazione della matematica in Italia e nel mondo occidentale; di come sono nati i primi congressi, e delle diatribe tra la scuola francese e quella tedesca, con gli inglesi e gli americani ancora indietro e gli italiani che si facevano largo in campi poco seguiti... un po' come capita ancora oggi con le Olimpiadi. La parte finale mostra poi come l'unità che nonostante tutto i matematici riuscivano più o meno a mantenere fu del tutto spezzata con la Prima Guerra Mondiale, tanto che il congresso di Bologna del 1928, fortemente voluto da Mussolini, fu ben diverso. In appendice si trovano infine le prolusioni che Volterra, Poincaré e Vailati presentarono al congresso: documenti preziosi per vedere "dal vivo" come la matematica riconosceva sé stessa all'inizio del secolo passato.
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