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La fama di Venezia per la sua stabilità politica e per il suo forte governo repubblicano occupa un posto di particolare rilievo nella teoria politica dell'Europa. Edward Muir, professore di storia nell'Università di Syracuse (NY), delinea in questo saggio le origini e gli sviluppi di tale fama, concentrando in particolare la propria attenzione sul XVI secolo, quando il rituale civico raggiunse a Venezia il suo culmine. Egli dimostra come il rituale della società e della politica fosse un importante elemento della stabilità veneziana. Dopo aver esaminato le diverse interpretazioni del mito di Venezia, l'A. descrive le leggende, i culti, i riti e le feste della città, che rivelano l'eredità culturale dei Veneziani nel Rinascimento. Egli analizza la funzione politica e sociale delle pubbliche cerimonie, che coinvolgevano il governo e definivano la struttura della società veneziana. Nella prima parte del libro il Muir dà un'immagine caleidoscopica del mito di Venezia: dalle prospettive dei Veneziani stessi, dei loro contemporanei, dei loro ammiratori e critici in patria e all'estero, fino a quelle degli storici moderni e degli studiosi del rituale. La seconda parte descrive le leggende e i rituali del Rinascimento, in particolare quelli del XVI secolo. Infine l'A. si concentra sulle cerimonie che coinvolgevano il doge e analizza le funzioni politiche e sociali della cerimonia pubblica. Nel XVI secolo i Veneziani rimaneggiarono più volte il loro rituale: adottarono il rituale e i modelli artistici occidentali a spese di quelli bizantini. Inoltre i rituali furono trasformati secondo le priorità autoritarie dell'oligarchia. In contrasto con la credenza che la modernità porta il rituale al declino, insieme ad una perdita dell'unità della comunità, la testimonianza di Venezia indica che il regime oligarchico ricercò i traguardi moderni dell'accentramento, della crescita burocratica e dell'accresciuto controllo sociale attraverso la manipolazione delle forme rituali e cerimoniali e l'elaborazione dei miti popolari.
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