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Filologo classico di chiara fama, ma uso a significative incursioni nel museo delle belle lettere tedesche, in questo agilissimo intervento Michael von Albrecht offre un esempio luminoso di come si possano offrire nuove prospettive di lettura anche su un monumento della letteratura universale quale Virgilio, mantenendo una misura dove brevità, chiarezza e profondità si riuniscono mirabilmente. Derivato da una lectio tenuta presso l'Accademia Nazionale Virgiliana nel 2009, il testo (che esce per i tipi raffinati e l'entusiasmo genuino di un piccolo editore indipendente) va segnalato in particolare per l'interpretazione offerta dell'opera del grande mantovano attraverso il prisma di numerosi altri autori inseriti, a loro volta, in un discorso letterario che non intende cesure ma prosegue organicamente, per onde memetiche successive. Esemplare, in tal senso, è la proposta di von Albrecht di ascrivere a Virgilio una trasfigurazione del motivo omerico del ritorno il nostos al centro dell'Odissea di Ulisse attraverso l'invenzione dell'Italia come terra degli antenati di Enea a cui l'eroe troiano infine riapproda, e che a sua volta servirà a Milton per immaginare un ritorno dell'umanità intera alla propria vera origine, il paradiso. Bene, secondo von Albrecht un tale vertiginoso passo ulteriore del poeta inglese non sarebbe mai stato possibile senza Virgilio, la lettura del quale viene così utilmente indirizzata al riconoscimento delle categorie filosofico-storiche ed ermeneutiche che la poesia epica europea gli deve nel suo complesso. Molti altri, ad ogni modo, sono gli spunti di vivo interesse recuperabili dalla lezione del filologo tedesco, da un rinnovato apprezzamento del virgilianismo di Dante all'antiteticità dialogante della Farsaglia di Lucano con l'Eneide, fino a una risoluta considerazione del ruolo dell'originalità in letteratura nei termini di un inevitabile quanto ponderato confronto con la tradizione. Come se tutto ciò non bastasse, la stimolante postfazione di Roberto Andreotti si combina al corpo del testo di von Albrecht con ulteriori riverberi d'impetuosa intelligenza (basti pensare alla conclusiva rivendicazione dell'Eneide come libro urgente dei tempi presenti in ragione del suo soggetto migratorio).
Luca Arnaudo
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