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Il Ritratto del Serenissimo Don Carlo Emanuello, Duca di Savoia, Panegirico del Marino al Figino - Giambattista Marino - copertina
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Il Ritratto del Serenissimo Don Carlo Emanuello, Duca di Savoia, Panegirico del Marino al Figino
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Il Ritratto del Serenissimo Don Carlo Emanuello, Duca di Savoia, Panegirico del Marino al Figino - Giambattista Marino - copertina
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Descrizione


In-12° (13x7cm), pp. 110, (6) cartonatura moderna muta in carta decorata. Frontespizio architettonico, marca dello stampatore (Niccolò Moretti) al colophon. Testatine, capolèttere e finalini silografici. L'opera è preceduta da una dedicatoria del conte di Revigliasco "Al Serenissimo Prencipe di Piamonte", da alcuni componimenti d'occasione di Lodovico d'Aglié, di Lodovico Thesauro, di Giovanni Botero e di altri letterati italiani e francesi della corte di Carlo Emanuele I. "Racconto delle cose notabili" in fine. Ex- libris sotto forma di timbro al contropiatto anteriore e al frontespizio (un poco stanco e con antica nota di appartenenza cassata). Lievi alone a piramide rovesciata alla testa delle pagine centrali. Più che discreto esemplare. Edizione veneziana di un anno posteriore all'originale torinese di questo "paragone" tra poesia e pittura svolto in 238 sestine e condotto nello stile preziosistico che il Marino portò in auge e che improntò di sè molta parte della poesia italiana ed europea del XVII secolo. Il "Panegirico" in onore di Carlo Emanuele è reinventato come "istruzione" per un ritratto suggerito al pennello ideale di Giovanni Ambrogio Figino (Milano, 1548/57-1608). Il Marino era entrato in rapporto con Carlo Emanuele nello stesso 1608, e dal sovrano ricevette la commenda dei santi Maurizio e Lazzaro che lo portò a fregiarsi per tutta la vita del titolo di "Cavaliere". Il giudizio del Marino, per il quale l'allievo di Lomazzo riusciva artista davvero superlativo proprio nell'"animar l'imagini de'Grandi", ben s'incontra con l'acquisita fama di ritrattista di cui il pittore godette a Milano. I precetti iconografici vanno così a tratteggiare un vero e proprio "paradigma dell'iconografia aulica" (Federico Zeri) costituendo una sorta di "speculum heroicum" dell'aristocrazia nobiliare europea. Cfr.. P. Camerini,Annali dei Giunti: I, 503; Michel-Michel, II, p. 126; Cat. Vinciana, 2527-28; Borzelli, p. 362. Manca al "Catalogue of Seventeenth Century Italian Books in the British Library". Per i rapporti tra il poeta e Carlo Emanuele, F. Varaldo, "Le feste alla corte di Carlo Emanuele I e G. B. M." in AA. VV., "Da Carlo Emanuele I a Vittorio Amedeo II", Torino, 1987, pp. 159-66.
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Dettagli

1609
  • Prodotto usato
  • Condizioni: Usato - In buone condizioni
2568912633917

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(Napoli 1569-1625) poeta italiano.La vita Figlio di un giureconsulto, fu avviato riluttante agli studi di legge. Frequentò giovanissimo letterati e mecenati; protetto prima dal duca Ascanio Pignatelli, poi dal duca Innigo de Guevara, dal 1592 entrò al servizio di Matteo di Capua, principe di Conca. Fin da allora, la sua più grande aspirazione era quella di vivere all’ombra di un potente sovrano: la corte gli si configurava come un’occasione di fortuna e di avventura e, insieme, come unico spazio che gli consentisse di dar libero sfogo alle sue doti d’artista. Nel 1600 dovette fuggire da Napoli, dopo essere stato imprigionato per falsificazione di bolle vescovili (già due anni prima aveva conosciuto il carcere, forse per aver costretto una ragazza ad abortire). Si trasferì a Roma, dove fu al...

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