Capita poche volte che gli articoli ospitati sulla pubblicistica periodica abbiano un'efficacia bastevole a motivarne la raccolta in un volume. Capita con il libro di Ortalli. Profondo conoscitore della storia del movimento libertario italiano e internazionale, fra il giugno 2009 e l'ottobre 2011 l'autore ha arricchito la rivista anarchica "A" con una rubrica intitolata Ritratti in piedi. Sperimentando un suggestivo cortocircuito fra letteratura e fonti storiche, la rubrica si è distribuita in decine di incursioni nel movimento operaio sospeso fra Otto e Novecento. Tanto semplice da ideare quanto complessa da tradurre in atto, la formula prevedeva l'uso di un romanzo o di un saggio o di una biografia come punto di avvio per una meditazione a più largo respiro, facilitata dall'aggiunta di scritti coevi e pertinenti. A metterli insieme, quei "ritratti" appaiono oggi finestre per nulla slegate, che si dispongono anzi razionalmente offrendo una teoria di profili di esponenti dell'anarchismo (Michail Bakunin, Pietro Gori, Leda Rafanelli, Juan García Oliver, Severino Di Giovanni ecc.), cui si affiancano riflessioni su temi di portata generale (il nihilismo russo e il terrorismo anarchico, la rivoluzione messicana, la guerra civile in Spagna, l'emigrazione politica italiana in America), così come gocce di libertarismo distillate da classici della letteratura italiana e mondiale (Metello di Vasco Pratolini, Vita agra di Luciano Bianciardi, Il buon soldato Sc'vèik di Jaroslav Haek, Il maestro di Pietroburgo di John M. Coetzee). Il risultato finale è una lettura così piana e godibile, come screziati sono i contenuti che essa veicola. Una screziatura che, sola, è in grado di restituire con buona approssimazione la varietà di un movimento storicamente polimorfo come quello anarchico. Roberto Giulianelli
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