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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Le conseguenze estreme del progresso tecnologico e il suo effetto drammatico sull’evoluzione umana. Nel centesimo anniversario della nascita di uno dei maestri della fantascienza moderna, riproponiamo questo romanzo distopico, scritto nel 1960, che anticipa domande e dilemmi dei giorni nostri.
«Un romanzo avvincente, scritto benissimo e dove l’autore dimostra una notevolissima capacità di approfondimento psicologico» - Wlodek Goldkorn, Robinson
Hal Bregg è di ritorno da una lunga spedizione galattica. «Abbiamo volato per centoventisette anni del tempo terrestre e dieci anni del tempo di bordo. Quanti anni ho? Biologicamente quaranta ma secondo gli orologi terrestri centocinquantasette». Nel secolo e più trascorso, ovviamente la Terra è cambiata. Ma quello che l’astronauta non poteva aspettarsi è questa specie di «paradiso» che ritrova. Gli umani hanno finalmente realizzato l’antico ideale filosofico: l’assenza di passioni. Il nuovo mondo è senza conflitti, senza paura, senza rischio, non c’è fatica perché lavorano dei servizievoli robot. E, senza emotività, non c’è in fondo neppure più memoria. Hal, diverso anche nel fisico, esplora la città piena di straordinarie invenzioni alla disperata ricerca di qualcuno che lo capisca, che ricordi perché lui è partito, le ragioni della spedizione in cui s’è giocato tutto e ha perso tanto. Certe avventure, certe rivelazioni, certi incontri con donne gli fanno afferrare qual è il prezzo di questa tranquillità, di questa diffusa comodità. Sono svaporati per sempre la curiosità, l’interesse, il sapore delle cose, il dubbio. E la speranza di felicità. Che non c’è mai ma sempre si rimanda al futuro. Ma il rischio, è proprio vero che sia scomparso? La fantascienza creata da Lem (l’autore del capolavoro Solaris), che lo ha reso tra i massimi esponenti del genere, riunisce tipicamente due aspetti: da un lato il rigore scientifico, dietro ogni invenzione immaginativa, dall’altro le inquiete, trepidanti, domande sulla condizione umana, proprie della fantascienza umanistica. Ritorno dall’universo può leggersi in vari modi. L’utopia negativa dell’«uomo nuovo», le peripezie e il rovello del protagonista, il quale non appartiene al presente ma non può tornare al passato, sono il dramma del reduce; infine, tutta la tribolata vicenda è accompagnata dalla febbrile domanda di sottofondo: esiste una sostanza umana, una umana identità? E se esiste, è quella dei vecchi astronauti centenari dal passato perduto, o quella dei neoumani di questo pacato futuro?
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Per Lem la fantascienza è un pretesto per porsi domande la cui portata trascende i fatti narrati e lo sviluppo dei personaggi e il sogno di una società perfetta in cui la componente inconscia/istintiva dell'uomo sia eterocondizionata si propone ancora oggi come attuale.
La versatilità di Lem nel mettere i suoi personaggi in situazioni interessanti (se non altro per il lettore), per poi esplorarne meticolosamente le implicazioni, ricorda un po' quel José Saramago che della lucidità ha fatto un uso quasi impietoso. Anche in questo romanzo del 1961 si è assorbiti nella vicenda paradossale del protagonista, un tema che Lem sa gestire bene fino alla fine, concludendo con un'eleganza che ricorda l'epilogo di Solaris. Peccato che Sellerio ci riporponga una vecchia traduzione degli anni novanta, talmente frammentaria e faticosa da leggere da far sospettare un lavoro non condotto sull'originale polacco.
Scritto nel 1961, lo stesso di "Solaris", a mio modesto parere gli è forse addirittura superiore. L'unico difetto che trovo in questo affascinante libro è solo un pò di frammentarietà, per il resto lo annovero tra i capolavori della fantascienza di qualità.
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