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I racconti antichi non sempre seguono strade consuete. Chiedono al lettore dedizione e in cambio regalano sprazzi e ornamenti, nitida intelligenza e ironia, immaginazione e culto dei testi.
Il rinnegato è un giallo letterario, ambientato in un’epoca vertiginosa e incerta, in un mondo di passaggio: all’inizio del XIX secolo. Segue le vicende di David Ajash, rabbino di origini algerine, ma nato e cresciuto in Italia. La sua famiglia è benestante. Ma a Livorno si distingue per la sua inclinazione a una vita dissoluta e spregiudicata. Tutti sanno che è un libertino, e tutti sanno che è un ebreo ateo che per convenienza e opportunismo arriverà a farsi un convinto sostenitore del cristianesimo. Non crede in niente Ajash, solo nella Kabbalah, l’unica bussola per capire un mondo confuso, pieno di segni e di presagi, che Ariel Toaff racconta come un miniatore meticoloso e maniacale. Ne esce un libro ricco, rigoglioso, fitto di sfumature, divertente, dove la storia è maneggiata con cura ma senza soggezioni, e dove l’intreccio ti conduce di continuo altrove e ti sorprende pagina dopo pagina. Uomo senza pace, sempre in viaggio, irrequieto, irrisolto, Asjah verrà trovato morto sotto un ulivo a Nablus in Palestina, perché non poteva che finire così: «certi uomini ad aggiustarli si fa peccato». E da questo mistero, omicidio o forse suicidio, si snoda una vicenda fatta di talismani ed enigmi, di segni e rivelazioni, ma soprattutto di un ironico fatalismo e della chiara consapevolezza che l’universo delle possibilità è sempre infinito e che la ricerca del piacere non dà mai pace. Perché «l’abiezione è una scala che non conosce fine e va sempre più giù, fin dentro le viscere della terra».Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Mi è piaciuto, e devo dire che come sempre l'anconetano Ariel si dimostra coraggioso, oltre che, non serve dirlo, preparato. Uno spaccato di una nostra bella cittadina in epoche e sopratutto stile poche volete affrontate. Mi piace questo autore, vorrei ne avesse scritti 30 di romanzi. Avviso per tutti, questo è un racconto lungo/romanzo, non è un lavoro di Dan Brown, ne di Ken Follet, per fortuna. Ricorda molto i veristi per certi versi. Consigliato a chi è curioso di conoscere un po' più il mondo italo-ebraico reale, senza forzature, ideologie, retorica, vittimismi e specialmente sensi di colpa e sudditanze. Leggendolo, e per questo dovrebbero farlo anche leggere a scuola, vi "stupirete" di accorgervi che le comunità ebraiche sono come tutte le altre comunità, hanno i loro farabutti, i loro prepotenti e le loro donne e uomini di buona volontà. Consigliatissimo. PS: non è di secondaria importanza che diversi personaggi sono reali, e la cosa da sicuramente un plus a questo romanzo.
Non lo so, forse avevo aspettative troppo elevate ma non mi ha entusiamato. Lettura particolare, spesso troppo "tecnica", niente di straordinario e senza picchi
Recensioni
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