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Anno edizione: 2018
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L’anno è il 1973.La carriera solista di Ringo fino ad ora è stata altalenante. I primi due album (un’ irritante collezione di standard e un buon album di country) sono passati quasi inosservati, spingendo Ringo ad occuparsi maggiormente di cinema piuttosto che di musica. Questa sua convinzione fu scossa dal grande successo ottenuto dai suoi singoli “It don’ t come easy” e "Back off Boogalo, infondendogli rinnovata fiducia nelle sue capacità compositive e di performer. Consapevole di non poter riempire un valido album con composizioni a sua firma, fece la cosa più logica e sensata che potesse fare. Chiedere aiuto ai suoi ex compagni di avventura. Il primo a rispondere fu George Harrison che compose per lui due pezzi e fu coautore di “Photograph”; poi fu la volta di Lennon e della sua “I’m the greatest”; infine anche McCartney donò un suo pezzo al bisognoso Ringo. Ed ecco quello di cui si stava parlando: per la prima volta da “Let it be” i quattro Beatles si ritrovavano insieme sullo stesso disco. L’effetto revival era aumentato dalla copertina che si rifaceva chiaramente a quella di Sgt. Pepper, con Ringo in primo piano e tutti i suoi collaboratori sullo sfondo. Le vendite stratosferiche dell’album si spiegano anche grazie a questo e grazie alla speranza che questa rimpatriata sull’album del simpatico Ringo fungesse da prodromo alla tanto sospirata reunion. La storia ci dice che il pubblico si sbagliava. Ma quali sono i meriti di questo album giunto al numero 2 negli USA e piazzò due hit al primo posto e un’ altra nella Top 5? L’ascoltatore può ben essere prevenuto all’ascolto di un album solista di Ringo Starr, celebre come ultima ruota del carro Beatlesiano, batterista discreto e nulla più, cantante simpatico e volenteroso ma dalle evidenti capacità vocali. Si inizia con "I’m the greatest", il pezzo fornito da Lennon. L’inizio è davvero una sorpresa. Un boogie musicalmente piacevole, con un testo molto ironico e divertente e un meraviglioso Harrison alla chitarra.
Recensioni
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