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È un'interessante raccolta di aforismi e pensieri di un filosofo oggi dimenticato ma che merita sicuramente di essere avvicinato. L'organizzazione tematica del libro e l'apparato critico facilitano anche ai non adetti ai lavori un primo approccio al pensiero di Picard. Di particolare attualità mi sembrano i passaggi in cui Picard analizza, in parte con sorprendente chiaroveggenza (anni venti-trenta), le cause profonde del disagio vissuto dall'uomo postmoderno dei giorni nostri, immerso in un mondo da cui si sente sempre più estraneo e in cui si sente sempre più solo. Cruciale in questo senso il concetto di "discontinuità", una delle chiavi analitiche di Picard; discontinuità che si manifesta a livelli diversi, sia come allontanamento dell'uomo dagli oggetti che formano il mondo, sia come svuotamento dei centri assiologici che informano la nostra vita (ad es. il matrimonio come sede dell'amore) e conseguente svuotamento del significato delle relazioni con il mondo nel suo insieme e con l'uomo. Da qui deriverebbe in ultima analisi la perdita dell'umanità stessa dell'uomo (con i mostruosi addentellati della guerra e del suo apparato distruttivo). Per sanare questa frammentazione Picard invita a riscoprire il mondo come "dono di oggettività", a vedere il "rilievo delle cose" al di là della fitta rete di relazioni, intrecci e relativismi che ce ne allontanano e al di là del "brusio verbale" degli apparati di produzione e mediatici che lo sommergono. Da qui anche la scoperta picardiana del silenzio come realtà ontologica, come dimensione di irrinunciabile integrità del mondo. Oltre all'attualità del loro messaggio, i testi di Picard colpiscono anche per la vena poetica che li percorre e che la presente traduzione riesce a rendere con freschezza e precisione.
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