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Anno edizione: 2016
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Miller medita sulla figura di Mishima, scrittore ossessionato da gioventù, bellezza e morte, un artista a 360 gradi, che ha reso la sua morte una forma d'arte, sulle orme di Mishima, Miller si interroga sulla vita e la morte, sull'amore, sul ruolo del Giappone e sulla sua storia. Interessante,
Gli opposti si attraggono? Capita anche tra gli scrittori, ed è successo allo scandaloso romanziere Henry Miller nei riguardi di Yukio Mishima: non pornografo ma crudele, non democratico ma elitario, non pacifista ma bellicoso, non ilare ma ossessivo. Miller giustificava questa sua attrazione intellettuale per Mishima con un interesse più generico verso la letteratura, l'arte e il cinema nipponico, e con uno più particolare per la scrittura, per il fanatismo e soprattutto per la morte spettacolare e morbosa di quell'autore. Mishima era ossessionato dalla bellezza, nei corpi e nell'arte, voleva fare della sua esistenza un capolavoro estetico, fisicamente e moralmente, al punto da decapitarsi platealmente, a quarantacinque anni, tramite il "seppuku", il suicidio rituale dell'antica tradizione dei samurai: rifiutando così sia il suo inevitabile invecchiamento fisico, sia l'annacquamento senile della sua narrativa, sia soprattutto l'involgarimento della civiltà giapponese e la sua corruzione sul modello del capitalismo occidentale. Assillato dal proposito di far rivivere nel suo paese i nobili costumi degli avi, perseguì con cieca tenacia l'idea di costituire un piccolo esercito privato, elegante nelle uniformi e ferocemente deciso a opporsi al degrado dell'ordine costituito. Narcisista, individualista, stoico, eccessivo in tutto, Mishima era privo di qualsiasi senso dell'umorismo, credeva solo nell'eternità dello spirito, nel dovere di rispettare i princìpi senza alcuna concessione alla leggerezza. E qui Miller prendeva le distanze dallo scrittore eroico e invasato. Pur essendo consapevole che la sua amata America, democratica e libera nei costumi, sarebbe stata destinata al declino morale, invocava il diritto alla vita, alla pace, alla tolleranza verso gli altri. Convinto che non si potesse cambiare il mondo, riteneva sia più saggio comprenderlo anche nelle sue manchevolezze, provare compassione anche per il nemico. «Tornare all'umanità. Alla comune umanità».
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