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Riccardo II - William Shakespeare - copertina
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Riccardo II - William Shakespeare - copertina
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Descrizione


Inghilterra, 1939. L'ultimo sovrano per diritto divino, Riccardo II, viene deposto e assassinato. Intorno alla figura dell'ultimo discendente di Riccardo Cuor di Leone e Guglielmo il Conquistatore si crea ben presto un alone di mistero: Shakespeare si propone di rappresentare quell'atmosfera, cercando per essa un'adeguata giustificazione psicologica e una solenne espressione poetica. La leggenda di re Riccardo viene narrata nel quinto dei "chronicle plays" shakespeariani, la cui composizione risale al 1595-1596.
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Dettagli

1990
1 gennaio 1997
IV-170 p.
9788806118860

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Cristiano Cant
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Credo che i poeti nascano per tamponare, attraverso la parola, le emorragie di nonsenso della vita. Essi ridanno a quel corpo quasi esanime nuova linfa vitale, respiro e spinta, ripresa, piastrine fiduciose, e dal fondo di una natura che coincide col destino stesso pian piano risalgono, nei versi, alla totalità del sensibile offrendole bellezza, canto, ossigeno, lacrime. Shakespeare è, fra questi spiriti, il custode forse delle chiavi attraverso cui varcare la grande porta della poesia, e fra le tante vicende a cui egli mise mano, questa è fra le mirabili. Vi è dentro un intero trattato di politica, di diritto, di storia sociale inglese, ma vi è soprattutto, nel ritratto del protagonista, uno degli esiti più tragicamente alti del narcisismo di ogni epoca. Conosciamo frase più riuscita attorno al sentimento della vanità? Eccola: "La vanità, insaziato cormorano, consumato il resto, addenta le sue viscere". Dunque feroci oppressioni e celate invidie, le lame della lusinga e il sonno delle scelte, nella parabola di un uomo costretto come pochi a trovarsi, nei suoi ultimi giorni, di fronte a se stesso: "Oh fossi grande come il mio dolore, o più piccolo del mio nome! Oppure dimenticassi quel che sono stato, oppure non rammentassi quel che devo essere ora! Ti gonfi, mio cuore orgoglioso? Ti lascio libero di battere giacchè sono liberi i nemici di battere ambedue, te e me". Perché il potere si illude delle proprie friabilissime immortalità, di una chiamata divina che lentamente sente nelle proprie ossa gli artigli della disfatta, e di un umano che lo attornia che lentamente cuce attorno ad esso la propria tela nemica. Riccardo è vetta e macero in una vicenda che sconvolge e attrae, che smuove perversione e pentimento con forza identica nel cuore dei protagonisti che la vivono, dal momento che "non amano il veleno coloro che del veleno hanno bisogno". Il poeta infilza il tempo con una lancetta appuntita, lo ferma, lo salva, e alla fine, nei suoi versi, lo perdona.

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William Shakespeare

1564, Stratford upon Avon

William Shakespeare è stato un drammaturgo e poeta inglese, generalmente ritenuto il più eminente drammaturgo della cultura occidentale. Nacque da John, guantaio e piccolo proprietario terriero e da Mary Arden, di famiglia socialmente più elevata di quella del marito. Terzo di otto fratelli, studiò nella scuola di Stratford, che dovette forse abbandonare per sopravvenute ristrettezze economiche. A 18 anni si sposò con la venticinquenne Anne Hathaway da cui ebbe subito la prima figlia Susan, causa delle affrettate nozze, e nel 1585 i due gemelli Judith e Hamnet, morto poi nel 1596. Fino al 1592 non ci sono notizie attendibili; certo è che a questa data aveva ormai lasciato famiglia e paese natio per trasferirsi a Londra, dove...

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