L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2023
Anno edizione: 2023
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il merito del libro è non trattare la vicenda di Spartaco come un "unicum" storiografico o, peggio, interpretarlo alla luce di teorie moderne (ad esempio marxiste), ma inserire la vicenda del gladiatore nel suo vero quadro storico, cioè quello della lotta della "Altra Italia" contro il potere di Roma. Altra Italia che si deve intendere come il mondo montanaro e pastorale, lontano dai centri urbani, e che gravitava attorno alla fiere popolazione lucane e sannitiche. Per questo Brizzi dedica alla vera rivolta di Spartaco solo gli ultimi due capitoli e parla prima largamente della guerra sociale e poi della guerra civile tra Mario e Silla. Anzi come introduzione abbiamo un interessante storia sociale romana, dove Brizzi ricostruisce l'afflusso di schiavi nel II secolo e i cambiamenti demografici della società romana. Su Spartaco, invece, il lavoro è minuzioso ma, ovviamente, non può essere completo per mancanza di fonti, che sono spesso tra loro contraddittorie. Un punto importante è sottolineato da Brizzi: Spartaco avrebbe potuto in tantissimi momenti fuggire da "privato" e salvarsi la vita, cosa che non fece mai; dunque si può arguire che egli aveva davvero delle intenzioni che andavano al di là della pura rivolta o del banditismo. Unica pecca, forse, è che il libro è unicamente basato su fonti letterarie. Non vi è nulla di archeologico. Mi spiego: magari parlare di qualche ritrovamento archeologico che esplicitasse cos'era la condizione servile in quell'epoca, o il cambiamento del modello urbano prima e dopo Roma oppure ecc avrebbe giovato. Comunque lo consiglio in pieno, il libro è anche di facile lettura (in altri libri Brizzi è stato più logorroico, qui si è contenuto).
Protagonista di questo saggio magistrale del Professor Brizzi non sono né gli schiavi né Spartaco, ma quella che l'autore definisce l'«altra Italia», cioé quel mondo appenninico, la cui economia era fondata su allevamento e pastorizia e non conosceva la struttura cittadina, e che, una volta conquistato, ma non integrato da Roma, fu protagonista, nel periodo fra la guerra annibalica (218-202 a.C.) e la terza guerra servile (73-71 a.C.), di un rapporto conflittuale con lo Stato egemone, destinato a sfociare in ripetute ribellioni. Già durante l'invasione del grande Cartaginese la rivolta coinvolse non solo i Galli, ma gli Osco-Sabellici, i Greci italioti e le genti del meridione e delle isole, le cui comunità furono poi punite con la requisizione di parte dell'ager publicus. Seguirono sommosse a Sezia, a Preneste, in Etruria, la repressione dei riti bacchici, sensibili ai risvolti sociali della servitù, e le due rivolte servili siciliane, quella di Euno nel 135 e quella di Salvio nel 105. Quando poi, con l'assassinio di Marco Livio Druso, gli Italici videro frustrate le aspirazioni ad una equiparazione del proprio status politico-giuridico, Sanniti, Marsi, Piceni, Vestini, Marrucini, Frentani, Peligni, Irpini, Lucani, Apuli, Campani, Iapigi, Messapi e Bruzzii scatenarono la guerra sociale che imperversò su tutta la penisola fra il 91 e l'88 a.C. e che ebbe fine solo con la promessa della cittadinanza. Tuttavia il ritardo nella effettiva attribuzione fece sì che nella guerra civile fra populares e optimates furono ancora Sanniti e Lucani, i più irriducibili fra gli Italici, a comporre le schiere dell'ultima armata mariana sbaragliata da Silla a Porta Collina. Ma, soprattutto, e qui sta l'interpretazione felicissima di Brizzi, anche se la struttura cantonale appenninica era stata schiantata, furono le masse di un bracciantato pastorale italico, libero, indigente e di tradizione antica che accorsero ad ingrossare le fila dell'ultima disperata rivolta, quella di Spartaco.
Giovanni Brizzi, Ribelli contro Roma; Il testo presenta un’interessante tesi: la guerra di Spartaco non è solamente una guerra servile, ma l’ultima grande guerra sociale con l’alleanza tra masse di schiavi e Italici ribelli al giogo di Roma. La sconfitta di Spartaco costringe però Roma ad estendere moltissimo la cittadinanza. Non è una tesi tanto strampalata e invece interessante. Infine, vi è un riferimento al filosofo Blossio che diede il suo appoggio sia a Tiberio Gracco sia alle rivolte in Asia. In questo modo Spartaco esce dal cliché di schiavo pur glorioso per assurgere a capo politico con un progetto sensato! Si spiegano gli andirivieni di Spartaco sugli Appennini e le sue capacità politiche. Si conferma inoltre anche una tesi della storiografia marxista che non è di Brizzi, le rivolte le lotte sconfitte rafforzano la macchina della repressione. La lotta di Spartaco dà in qualche modo unitamente a quella di Catilina la picconata decisiva alla repubblica degli ottimati e dell'aristocrazia romana.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore