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Rialto: le fabbriche e il ponte (1514-1591)
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1987
XIX-317 p., ill.
9788806599188

La recensione di IBS

Nel gennaio 1514 un incendio distrugge il mercato in legno di Rialto, da secoli cuore del commercio veneziano. Questo volume ricostruisce la complessa vicenda urbanistica e architettonica attraverso la quale il quartiere e il celebre ponte hanno assunto il volto che oggi conosciamo.
Centro veneziano del commercio, Rialto, «di tutto il mondo la piú ricchissima parte», si identifica nei secoli con un'insula, posta in corrispondenza di un'ansa profonda del Canal Grande, e retta da regime speciale di privilegi, controlli e vincoli che, giorno dopo giorno, ne hanno mutato la fisionomia da sinistro luogo di macello a piazza cosmopolita.Il mercato non aveva edifici superbi, ed era per gran parte in legno. Gli incendi erano frequenti, e il piú rovinoso di essi, quello del gennaio 1514, fu interpretato come un disastro definitivo, una «ruina di Troia» che sembrava segnare una cesura non piú rimediabile nella storia della città.La risposta del Senato fu invece pronta e concorde: bisognava ricostruire. Le divergenze nacquero sulla via da seguire: bastava operare un ripristino o era meglio dar corso a un rinnovamento totale? Questo libro racconta appunto la complessa vicenda della ricostruzione di Rialto, che è sí storia di edifici ma implica anche la nuova definizione degli spazi urbani (rive, vie, campi), delle deroghe e dei dinieghi, dei meccanismi di rendita e dei riequilibri fondiari; ed è soprattutto storia di progetti, di linguaggi architettonici, di discussioni e di rifiuti. Patrizi, magistrati, proti, architetti, interpreti di finalità spesso contrastanti in materia di architettura e di trasformazione urbana, sono chiamati a misurarsi con quella parte di città che si sottrae al trionfalismo e all'enfasi delle immagini.Gli autori analizzano dunque attraverso quali scelte Rialto ha assunto la configurazione che oggi conosciamo: un'immagine rinnovata rispetto a quella tardo quattrocentesca, una struttura della proprietà quasi interamente «restituita». Nella seconda metà del Cinquecento la lingua sommessa del Sansovino suggella l'ultimo capitolo nel processo di «riempimento » e segna anche una fase importante nel disegno della facciata dell' isola lungo il Canal Grande. Alla fine del secolo, l'Europa è in rapido cambiamento. Il mercato di Rialto è in declino, impoverito com'è di quella mescolanza di attività che nei secoli aveva costituito il suo carattere specifico e la sua ricchezza. Tuttavia il nuovo si accompagna al vecchio senza eliminarlo, ed è proprio allora che la ricchezza e il fervore di Rialto diventano un mito nella narrazione e nei ricordi dei viaggiatori stranieri.

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