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La crisi del mondo interamente mappato e digitalizzato cambia il modo in cui ogni giorno «precipitiamo sulla Terra». L'accelerazione e la dislocazione hanno reso il tempo la misura di tutto, riducendo l'aspettativa di partecipare al farsi dei luoghi. Le consuetudini legate all'orientamento, un tempo necessarie, sembrano ora perdute. Ma se il sentimento da cui si parte è l'essere sopraffatti da ciò che abbiamo messo al mondo come esseri umani, «le cose» tuttavia continuano ostinatamente ad attivare una sapienza dimenticata e modi nuovi per leggere e interpretare la città. La città che verrà si nasconde nella città che è già stata prodotta e costruita: sta a noi scoprirla. Anche da qui passa la riappropriazione: dalle cose e dal modo in cui riescono ancora a meravigliarci. Il libro consta di due saggi introduttivi e di dieci testi di studiosi di varie discipline (filosofia, sociologia, urbanistica, arte, fisica, economia agraria), protagonisti dei seminari Alterità, mondo, crisi (marzo-giugno 2019, Dipartimento di Architettura, Università Roma Tre), in cui si è dialogato sulle opportunità e sulle faglie aperte dall'attuale condizione urbana. Ciò che si propone è un percorso di spaesamento e di ritrovamento: accettare un iniziale turbamento, del resto, è l'approccio di chi è capace di riabitare il mondo. Un testo dopo l'altro, trattando temi complessi in maniera sintetica e diretta, si ritessono i fili tra divenire individuale e divenire collettivo: la possibilità di partecipare alla vita pubblica, l'allenamento dello sguardo, la percezione di sé e degli altri, le rappresentazioni geografiche e psico-geografiche che permettono di ricollocarsi nel mondo e di pensare la propria trasformazione insieme al movimento di rifondazione dei luoghi.
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