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Anno edizione: 2022
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Pubblicato nel 1966 , secondo alcuni critici è il disco più bello da loro prodotto. Le soluzioni sonore create da George Martin e dai suoi tecnici, con le sue tecniche sperimentali rappresentano un’innovazione nel mondo della musica pop.
Molto raffinato il packaging di questa nuova edizione. Nota di merito a Ibs che mi ha recapitato prima della data prevista.
Per molta parte della critica musicale l'album fondamentale dei Beatles non è Sgt. Pepper's o Abbey Road, ma Revolver: perchè? È presto detto. Siamo nel 1966 e la psichedelia è nell'aria, ma ancora non approdata alle masse: già la copertina, disegnata da Klaus Voormann, lascia intuire il cambiamento in atto. I brani stessi del disco invitano a un ampliamento della presa di coscienza umana, sociale, esistenziale da parte del pubblico, spaziando fra la politica di Taxman e la ricerca dell'io di Tomorrow never knows, prima e ultima traccia della scaletta. Infine è sul piano strumentale che la rivoluzione (Revolver non è certo un titolo casuale, la rivoltella poco ha a che fare in questa circostanza) si compie definitivamente: nuovi suoni (Love you to, primo brano che Harrison costruisce attorno a strumenti indiani), nuove tecniche compositive (i loop sonori di Tomorrow never knows, gli effetti rumoristici in Yellow submarine), una sperimentazione sfrenata in studio che porta, tanto per fare un paio di esempi, a rovesciare il suono delle chitarre in Taxman e a incidere in For no one un assolo di corno dalla partitura che va al di là delle potenzialità dello strumento. Non mancano poi i grandi classici: oltre alla citata Yellow submarine è in questo disco che si trovano Eleanor Rigby, spettrale e magniloquente, e l'immortale ballata Here, there and everywhere. Revolver rappresenta insomma i Beatles al massimo della loro volontà di innovare, capaci di proporre un pugno di canzoni tanto orecchiabili quanto dense di sperimentazione e ricerca.
Recensioni
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