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Un libro stupendo!! l'ho letto 2 volte. Pansa continua sulla stessa lunghezza d'onda iniziata col Sangue dei vinti.Bellissimo, scritto senza peli sulla lingua, fa sentire anke l'altra campana, quella degli sconfitti. Lo straconsiglio
Pansa ha scritto un libro molto bello su alcuni incontri ed esperienze "esemplari" della sua esistenza, giornalistica e familiare. Quel che non va,invece, è una certa virulenza nel rivendicare la sua posizione,già divulgata fino alla noia, sulla vexata quaestio della guerra civile 1943-1945 tra italiani. Va ricordato che già Winston Churchill ne parlò al Parlamento di Londra(durante il conflitto) e ne scrisse nella sua monumentale Storia della Seconda Guerra Mondiale(fine anni '40,pubblicata subito da Mondadori per l'Italia).Anche lui revisionista,addirittura antelitteram? Per non parlare di Indro Montanelli, Prezzolini e altri. L'inibizione a parlare in Italia, negli anni della Guerra Fredda, della truculenta guerra civile, stante allora il più forte Partito Comunista Occidentale, fu dettata dal timore personale di sfidare il conformismo imperante degli intellettuali filocomunisti.Oltre che dalla ricorrente rimozione collettiva italiana per avvenimenti scomodi del passato. Non mancava la libertà in Italia, ma si veniva tacciati di fascismo,come Montanelli e De Felice.Non per questo, l'attuale rivalutazione del fascismo è una operazione rispettabile.
Libro molto interessante. Al tempo stesso un'autobiografia e un tentativo di critica verso l'opposizione al revisionismo. Testo leggero e scorrevole. Molto piacevole anche nella presentazione di personaggi con cui l'autore ha avuto a che fare nella sua carriera.
Recensioni
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Un viaggio nella storia dell'Italia dell'ultimo secolo e nella vicenda personale di un noto protagonista del giornalismo del nostro Paese. Torna alle stampe Giampaolo Pansa con un nuovo libro destinato a fare rumore, come in passato hanno già fatto molti dei suoi titoli, dal Sangue dei vinti a I tre inverni della paura. Un racconto di oltre 400 pagine, in gran parte autobiografico, scritto da un autore che non teme le polemiche, anzi ama affrontarle "di petto".
«Un giorno un amico mi ha chiesto; "Non ti irriti quando ti danno del revisionista?" Gli ho risposto: "All'inizio lo ritenevo un mezzo insulto
Poi, libro dopo libro, la parola revisionista ha cominciato a piacermi. E ho iniziato a usarla. Anzi a rivendicarla con orgoglio. Se qualcuno oggi mi domanda se sono un revisionista, rispondo: sì, lo sono, e vorrei diventarlo sempre di più"». Fin dalle prime righe del libro, in cui viene svelata la ragione di un titolo così volutamente audace, traspare il tono schietto e pungente con cui Pansa si rivolge ai suoi lettori e che caratterizza tutta la narrazione. "Un rompiscatole, un bastian contrario, uno spacca vetri", come si autodefinisce lui stesso, racconta le esperienze e le persone, cittadini comuni e personalità di rilievo, che ha conosciuto nel suo lavoro di autore e di giornalista. Rivendicando al contempo la sua estraneità ai clan politici di ogni colore e la sua libertà d'opinione e comportamento: "mai cortigiano e sempre guastafeste". La sua vita non sarà un romanzo, ammette, ma anche un'esistenza "normale" può riservare qualche sorpresa. E nelle pagine del suo libro l'autore si augura che i lettori possano ritrovare anche la loro storia.
A metà tra un'autobiografia e un libro storico, Il revisionista si apre con il ricordo dell'infanzia dell'autore per poi passare al racconto degli anni della guerra e della giovinezza, quelli in cui cominciarono gli studi e le ricerche storiche che portarono alla nascita dei suoi libri. Della loro genesi e delle discussioni che suscitarono, delle accuse di revisionismo all'autore, del perché Pansa decise di dedicarsi agli avvenimenti di sangue che seguirono il Secondo conflitto mondiale, di tutto questo si parla nel libro, e delle emozioni e delle rivelazioni suscitate nell'autore dai casi della vita. Pubblico e privato si mescolano in una rievocazione appassionata che chiama in causa avvenimenti che fanno parte della storia di tutti gli italiani e una carrellata di personaggi di variegata umanità. Si parte con le donne che l'hanno accompagnato nel suo percorso di formazione: per prima la nonna Caterina, donna forte e autoritaria, aliena dalle lusinghe di qualsiasi schieramento politico, che fosse di sinistra, destra e centro. Con lucida semplicità di popolana si dichiarava del "partito della miseria". Al suo fianco: Erminia, la zia paterna, la Giacoma, una vicina di casa e Regina, una zitella sui trenta appena passati: maestre di vita e femministe "senza saperlo". E poi la ragazza triste che gli svelò il dramma subito dalla sua famiglia nel turbinio di vendette scaturito nel dopoguerra.
Oltre a queste figure comuni compaiono anche personaggi noti della scena politica e sociale: dai leader della resistenza come Ferruccio Parri a Junio Valerio Borghese, comandante della X Mas e fondatore del Fronte Nazionale, da D'Alema a Fini. Tutti hanno un posto nel lungo racconto dell'autore che riconduce i lettori a rivivere le vicende del nostro Paese dal dopoguerra ad oggi, superando reticenze e silenzi che ancora avvolgono alcune pagine importanti della nostra storia.
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