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Film alquanto sittile e complesso, forse anche un po' confuso: apparentemente la storia è quella di una ragazza che, uscendo dalla famiglia per freqeuntare l'università di Tubinga negli anni '70, si libera da un ambiente familiare dominato da un cattolicesimo vissuto in modo bigotto e opprimente, rappresentato soprattutto dalla madre. In realtà le cose non sono così semplici: l'ambiente di partenza non ha tratti così univocamente negativi (il padre e il vecchio parroco hanno un atteggiamento diverso) e d'altra parte la ragazza non rinnega affatto la religione cattolica. Essa però soffre di disturbi di tipo psichiatrico che però vengono interpretati come possessione demoniaca, malgrado lo scetticismo del vecchio parroco, anche per opera di un sacerdote giovane e apparentemente dialogante ma in realtà ottuso e fanatico. La famiglia d'altra parte in ultima analisi acconsente a privilegiare l'esorcismo rispetto alle cure mediche. Il film rappresenta questo intreccio di atteggiamenti e situazioni in modo analitico e quasi impassibile, senza prendere posizione (potrebbe anche essere intepretato nel senso di suggerire che forse c'è davvero la possessione). Il risultato è interessante e spesso suggestivo e stimolante, suggerendo in particolare riflessioni sulle diverse modalità di vivere la propria coscienza religosa, ma sul piano narrativo sconta una certa lentezza che gli impedisce di convincere pienamente.
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