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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2014
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“L’Islam, in una qualche misura, era l’Internazionale del XVII secolo, e Salè forse il suo unico, vero Soviet”. Il libro è un pozzo di informazioni (e di mere ma dichiarate ipotesi, talora) circa pirati e corsari musulmani del XVII secolo: quelli magrebini, ma che spesso erano europei rinnegati, oggi quasi sconosciuti, che agivano nel Mediterraneo ma anche nell’Atlantico settentrionale (fino all’Islanda!). Istituzioni politiche (tendenzialmente egalitarie), tecniche ed abitudini, storie personali e motivazioni, imprese: il tutto compulsando attentamente i documenti storici (pochi) esistenti, anche se quasi esclusivamente anglosassoni. Tuttavia, come è ormai abitudine nella saggistica storica (ed è responsabilità degli editori, mi pare), titolo e sottotitolo promettono molto più di quanto possano mantenere: qui infatti si privilegia ampiamente un solo caso specifico, quello della repubblica di Salè, l’attuale Rabat, in Marocco. Seconda obiezione. La pubblicazione è meritoria e sorprendentemente seria, per una casa editrice “alternativa” e così piccola; ma il formato, i caratteri di stampa specie del testo delle citazioni e delle note, sono troppo piccoli, vi è una buona quantità di refusi e la traduzione lascia spesso al testo una patina anglosassone. Anche le immagini, numerose e quasi sempre interessanti, sono però in bianco e nero. Per altre notizie circa il contenuto, v. anche la parte finale della mia recensione a “Il pirata e il condottiero”. Chi voglia poi scoprire più o meno lo stesso mondo descritto dal libro senza dover sbadigliare (lo confesso, alla lunga la saggistica storica su di me ha quest’effetto), ovvero in forma narrativa, potrebbe leggere “Cristiani di Allah” di Massimo Carlotto.
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