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Anno edizione: 1997
Anno edizione: 1997
Anno edizione: 2012
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Un po' superficiale e troppo tecnico: la scuola italiana giudicata solo dai numeri non è modo veritiero per capirci qualcosa. Vi sono ancune interessanti indicazioni, specie sul ruolo di certe scuole (licei) e di certe materie. Dovrebbe far riflettere quanto indicato a proposito delle competenze degli insegnati: competenze che dovrebbero avere tutti. Ma che in realtà pochi possiedono. Perchè qui sta il problema, non è una riforma dell'archiettura scolastica che migliora il sistema educativo, ma con insegnati che abbiano acquisito alcune competenze specifiche, come quelle sociopsicopedagogiche, che - detto per inciso - non si acquisiscono certo con nessun concorso.
Recensioni
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scheda di Tosco, S., L'Indice 1997, n.11
Il titolo del libro mette in primo piano un'interessante ottica da cui osservare il mondo scolastico. Il concetto di rendimento, infatti, a differenza di altri termini, come "risultati", "profitto", ecc. "ha un sapore di carattere aziendale". È proprio sotto questo profilo che l'autore esamina la scuola, definita come un'organizzazione complessa con molti obiettivi. Il rendimento non è altro che il raggiungimento più o meno buono degli obiettivi che si vogliono perseguire. Per comprendere se i fini che la scuola si propone sono realizzati in modo soddisfacente, l'autore, tenuto conto anche dei mezzi di cui essa dispone, cita i dati di interessanti indagini (Doxa, Istat, Censis, Ministero della pubblica istruzione...) su cui il lettore è invitato a riflettere. Da queste fonti si apprendono cifre sconcertanti sulla dispersione scolastica: più del 90 per cento degli alunni continuano gli studi dopo la media dell'obbligo, ma uno su quattro entro i primi tre anni abbandona la scuola. Inoltre i percorsi regolari (senza bocciature o rimandature) sono eccezioni. I diplomandi, che saranno giudicati nella quasi totalità "maturi", nel primo quadrimestre hanno in generale una media dei voti inferiore al 6. Ciò non accade nella maggior parte dei paesi europei, per cui evidentemente nella scuola italiana c'è qualcosa che non funziona. L'autore suggerisce alcune vie per migliorare il rendimento scolastico: una diversa organizzazione delle risorse destinate all'istruzione, una riqualificazione professionale e sociale del personale docente, ma, soprattutto, una valutazione esterna della scuola, ottenuta applicando processi di controllo analoghi a quelli delle aziende. Nel testo sono descritte alcune iniziative internazionali e non che stanno compiendo i primi passi in questa direzione, ma in Italia "la cultura della valutazione è ancora molto arretrata".
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