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Anno edizione: 2012
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Questo libro, in poche pagine ma efficaci, condensa il significato e il valore della libertà d'informazione. In un Paese come l'Italia si pensa che il giornalista possa scrivere ciò che vuole, senza doversi preoccupare delle conseguenze. Ma non è così. Non tanto per una legge, la nostra, che è severa, ma perché essa è confusa e vaga. Il tema diventa ancora più spinoso se i giornalisti sono precari o non professionisti. Chi li tutela? Il libro lancia infine anche una provocazione. Un cronista non può essere considerato un eroe perché accusato di diffamazione: il principio del buon giornalismo è che le notizie date dalla stampa siano di interesse pubblico. Non sempre è così.
Si parla di libertà di espressione e di informazione nel pericoloso mestiere del giornalista, della libertà di informazione e Stato democratico, della libertà di manifestazione del pensiero nella Costituzione italiana. Si parla di diritti della persona e dei limiti alla libertà di espressione: tra il buon costume, i limiti impliciti e l'interesse pubblico; tra limiti normativi e giurisprudenziali al diritto di informare tra illeciti a mezzo stampa, diffamazione, ingiuria, calunnia. Si parla del diritto di cronaca e del diritto di critica tra natura ed effetti, nella (più o meno) verità del fatto, insieme alla pertinenza verso l'interesse pubblico. Si parla di altri illeciti dell'informazione: dal trattamento dei dati personali, al regime di pubblicità degli atti del procedimento penale. Si parla di direttore di giornali e testate on line e dei reati della giurisprudenza creativa. Si parla del mondo di internet, degli strumenti della rete, del sequestro delle pagine web, ponendo questioni sul futuro. Tra ostacoli e imprevisti, tra lacci e lacciuoli, si parla della tutela della privacy, delle sanzioni disciplinari, della tutela delle fonti e della cronaca giudiziaria. E poi: chi processa il giornalista? Querela o giudizio civile? E gli imprevedibili esiti dei processi per diffamazione?
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