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In questo ultimo volume della sua trilogia, Allan Schore prosegue nell'incrociare tra loro le più recenti teorie dello sviluppo emotivo con il punto di vista psicoanalitico (in particolare di John Bowlby) e i dati della ricerca neuroscientifica. Approfondisce ulteriormente la sua indagine sul rapporto tra regolazione affettiva e organizzazione del sé, base teorica di un approccio clinico che definisce psicoterapia e orientamento evolutivo, in cui l'importanza della sintonizzazione affettiva fra terapeuta e paziente è centrale. Sottolinea come la possibilità del neonato di sintonizzarsi con la mente della madre o di chi si prende cura di lui sia indispensabile per promuovere la maturazione dei circuiti cerebrali che mediano la capacità di autoregolazione. La relazione con l'altro induce sviluppo neurologico, in particolare nelle primissime fasi della vita, ma la plasticità dell'emisfero destro del cervello, che regola le componenti preverbali o non verbali della comunicazione, per fortuna, non si estingue mai. È evidente il peso che questo ha in psicoanalisi. I modelli dello sviluppo umano più recenti tendono a formulare concettualizzazioni integrate cervello-mente-corpo a partire dai processi affettivi che sembrano costituire il nucleo centrale del sé, e segnalano l'esistenza di una dicotomia fra territori verbali consci e non verbali inconsci, che fanno riferimento a due diversi sistemi di elaborazione delle informazioni. La regolazione affettiva sembra sia da ascrivere, in particolare, alla corteccia prefrontale destra, in quanto livello più elevato nella gerarchia del sistema limbico, il circuito cerebrale deputato alla scansione e all'elaborazione degli affetti. Il suo funzionamento è attivo ben prima che si attivino le aree del linguaggio, a sinistra, e ha dunque un impatto dominante sulla formazione delle memorie implicite, quelle più antiche e fondanti. Da qui l'interesse dell'autore per la psicoanalisi in quanto strumento relazionale utile a osservare il funzionamento inconscio e a promuovere la trasformazione della struttura psichica nella direzione di una maggiore capacità di regolare e organizzare gli affetti e i sistemi del sé sia impliciti che espliciti. Roberto Speziale-Bagliacca apre il libro con una ricca introduzione in cui problematizza il certamente prezioso contributo dell'interdisciplinarietà, e lo chiude ponendo all'autore una serie di domande su temi che spaziano dalla distinzione fra preverbale e non verbale al concetto di crescita della conoscenza relazionale implicita tra paziente e analista, al ruolo del corpo in analisi.
Anna Viacava
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