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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2009
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Se si sostiene un onere corposo, quale quello di una o più guerre, deve essere più che compensato da tangibili risultati economici e l’idea di sottomettere al regno sabaudo l’Italia settentrionale con la ricca Lombardia e il non povero Veneto finì con l’essere il fine a cui il Cavour mirava intessendo le sue trame di ragno paziente. Fu in tal senso che, durante un abboccamento diretto con colui che avrebbe dovuto diventare il principale alleato nella guerra contro l’Austria, vale a dire Napoleone III, gli fu prospettato – e l’interlocutore si dichiarò d’accordo – un piano per dare un assetto all’Italia, a quel territorio che non a caso il Metternich ebbe a definire una pura espressione geografica. In buona sostanza il progetto si articolava così: 1) piemontesizzazione dell’Italia settentrionale, nel senso che il Regno di Sardegna si sarebbe annesso la Lombardia, il Veneto, fino all’Istria e alla Dalmazia; 2) un regno dell’Italia centrale con capitale Firenze comprendente l’Emilia, la Toscana; 3) un regno del Sud, comprendente, oltre a quello delle due Sicilie, l’Umbria e le Marche, sottratte allo Stato Pontificio; 4) Una federazione di questi tre stati con presidente, a titolo onorario, del Pontefice, quest’ultima idea piuttosto bislacca, poiché il Papa, contro una perdita consistente del suo territorio, avrebbe avuto solo un incarico simbolico. Ma il progetto non si concretizzò, poiché Garibaldi mandò tutto all’aria con la spedizione dei Mille.
Bravissimo è Petacco a pescare alcuni documenti, tra i queli gli accordi segreti di Plombieres tra Cavour e Napoleone III...Consigliato a tutti gli scettici !
Un gran bel libro che si fa leggere tutto d'un fiato. Lo stile di Petacco conciso ed essenziale permette al lettore di comprendere bene il periodo storico che ha portato all'unità di Italia. Molto ben descritti i profili dei personaggi da Cavour a Napoleone III, da Vittorio Emanuele II a Garibaldi, da Ferdinando II a Francesco II di Borbone, che si sono susseguiti come re di Napoli, ed altri ancora. In particolare di Cavour viene fornita una analisi a 360 gradi. Dal suo carattere, alle sue idee sulla struttura che doveva avere l'Italia federale, alla sua abilità e grande spregiudicatezza in politica e nella vita privata. Emerge chiaramente che l'artefice dell'unità d'Italia è stato sicuramente Cavour anche se "all'ultimo minuto" quel diavolo di un Garibaldi gli è sfuggito di mano e ha dato una svolta al suo progetto federale in uno stato unitario voluto però da Vittorio Emanuele. Unica nota stonata di tutto il libro il giudizio che Petacco da di Garibaldi (attribuendolo genericamente e spiritosamente a Montanelli) affermando che era un "grande uomo di azione con poco cervello". Che Garibaldi non avesse capacità politiche è indubbio, ma che avesse cervello da vendere, a mio avviso, è altrettanto certo. A conferma il fatto che, con eserciti raccogliticci ed improvvisati, ha messo in scacco dei professionisti, presumibilmente non sempre validissimi, ma pur sempre dei professionisti di terra e di mare, per altro soverchianti in forze. E se ciò non fosse sufficiente a testimoniare la quantità e qualità di materia grigia si può osservare che Garibaldi non ha mai voluto sconfinare nella politica e nella organizzazione dello stato pur avendo avuto molte occasioni in tal senso. Avere piena coscienza dei limiti delle proprie capacità e competenze è un sintomo di grande e vivace intelligenza. Un grande filosofo (Platone?) diceva di sapere di non sapere ?.
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