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Premesso che è il primo romanzo di Farinetti che leggo, trovo semplicemente perfette, sia dal punto stilistico che della costruzione della scena, le descrizioni d'ambiente (Le Langhe), quelle sociali e psicologiche dei personaggi. Ci si ritrova immersi nella realtà borghese della villeggiatura piemontese, con l'aggiunta del giallo. La storia, il rebus è intricata al punto giusto, difficile da sciogliere anche per un lettore esperto,. In una parola: avvincente. Ma non è il giallo a dare pregio a questo romanzo, bensì lo stile, le descrizioni, l'uso sapiente del dialetto e dei modi di dire, il realismo dei personaggi (sembra di conoscerli). Consigliatissimo
Questa volta Farinetti non riesce, a mio avviso, ad entrare nel vivo di una trama come al solito densa di personaggi, già però ampiamente sfruttati nei precedenti gialli. Stereotipi che si ripetono con in più l'assenza delle meravigliose descrizioni di ambiente che hanno illuminato in particolar modo "L'isola che brucia": la ormai consueta società "bene" i cui appartenenti vengono assottigliati da omicidi inspiegabili e apparentemente non collegati tra loro e che danno filo da torcere alle autorità perplesse. Il tutto già letto e purtroppo di una lentezza eccessiva non allietata da altri punti di interesse; pagine e pagine di dettagli irritanti e inutili soliloqui, di cui la storia non ha assolutamente bisogno, e una soluzione finale già ampiamente sfruttata da molti autori di gialli. Si fa veramente fatica ad arrivare in fondo.
Ammetto che quando ho comperato questo libro ero felice di aver trovato un libro che parlasse del Piemonte ed in particolare delle Langhe, una terra che ha dato una serie di ottimi scrittori, però devo ammettere anche una certa delusione. Molto belle le pagine di descrizione del paesaggio della campagna Piemontese e dei vari antipasti su cui mi trovo sostanzialmente d'accorto, ma il libro non riesce a raccontare quella che è la reale società Piemontese, ad esempio la nostra società non è fatta di soli ricconi e nobili decaduti, la povertà di un tempo non è stata definitivamente sconfitta, ma come si può vedere dalla attuale crisi economica è stata solo fortemente attenuata ed ora è tornata palesemente ovvia, e poi i suoi personaggi sembrano ispirati ai fumetti di supereroi americani perché tutti hanno più o meno delle tristi disgrazie personali, ringrazio Dio che in Piemonte non siamo tutti così mal messi, e questi personaggi possono tranquillamente appartenere alla società di altre città italiane. Bello l'ultimo atto del libro, anche se in alcuni punti molto caotico, nel complesso il lettore è calamitato nella lettura solo nelle ultime 60 pagine, per il resto il libro è scritto bene ma piuttosto noioso e rude viste le caratteristiche di alcuni suoi personaggi, le vicende in cui si trovano ed il loro linguaggio.
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