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Fonte di ispirazione dell'omonimo film di Alfred Hitchcock con Laurence Olivier e Joan Fontaine, Rebecca la prima moglie è l'opera più famosa e amata di Daphne du Maurier: un thriller psicologico ricco di suspense e mistero, colpi di scena e ribaltamenti inaspettati, passioni e segreti. Un grandioso romanzo sulla gelosia e sulla memoria, che conduce il lettore tra le pieghe dell'animo umano, là dove si nascondono gli spettri nati dal dolore più atroce e dalle paure più inconfessabili.
«Rebecca non è solo una storia o un film. Rebecca, come quell'incipit in forma di sogno indica, è un viaggio nell'inconscio femminile» – F
«In "Rebecca la prima moglie", Daphne du Maurier nascose molto di più. Nascose se stessa. Oltre alla femminilità scissa – una donna bambina e una sessualmente pericolosa ‒ Daphne mise in scena il desiderio femminile» – Liz Hoggart
Durante un soggiorno a Monte Carlo insieme alla signora cui fa da dama di compagnia, una giovane donna, appena ventenne, conosce il ricco e affascinante vedovo Maxim de Winter. L'uomo inizia a corteggiarla e, dopo due sole settimane, le chiede di sposarlo; lei, innamoratissima, accetta con entusiasmo e lo segue nella sua grande tenuta di famiglia a Manderlay. Sembra l'inizio di una storia da favola, ma i sogni e le aspettative della giovane si scontrano subito con la fredda accoglienza della servitù, in particolare della sinistra governante. Eppure non si tratta solo di questo: c'è qualcosa, in quel luogo, che giorno dopo giorno rende l'ambiente sempre più opprimente; c'è una presenza che pervade ogni stanza della magione e che si stringe attorno ai passi dell'attuale inquilina come una morsa silenziosa. È Rebecca, la defunta signora de Winter, più viva che mai nella memoria di tutti quelli che l'hanno conosciuta e modello inarrivabile per la giovane, che invece si muove impacciata e confusa nella sua nuova esistenza altolocata e mondana. Un fantasma ingombrante che si trasformerà in una vera e propria ossessione per la protagonista, costretta a immergersi nelle ombre del proprio matrimonio e spinta sempre più ai confini della follia, fino a dubitare della propria stessa identità.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
È diventato il mio libro preferito. La prosa della scrittrice è magnetica, ti cattura e non vorresti più staccarti dalle sue pagine. Romanzo gotico e classico che tutti i lettori dovrebbero leggere.
La capacità dei romanzi di Daphne du Maurier di trasportarmi nelle brume della campagna britannica supera anche quella di Thomas Hardy. Fin dai tempi de 'La casa sull'estuario', letto e apprezzatissimo secoli fa, ho avuto la netta percezione che è un luogo che può esercitare grande fascino. Datato 1938 è romantico sì, però non del genere melenso; i classici cliché ci sono tutti, compreso il 'non detto' da cui bisogna intuire, dedurre e mai chiedere: solo la verità e il coraggio, però, possono sciogliere tutti i nodi. La storia in sé, sebbene induca un senso di déjà vu, lu e connu, gode di una certa proiezione verso il futuro negli atteggiamenti dei protagonisti, con tenui accenni ad un moderno processo di consapevolezza in atto. Lungi dall'esserne totalmente sovrapponibile, a tratti mi ha ricordato persino la grande Némirovsky mitigata, però, nella sua mordacità: Du Maurier accarezza; Némirosvky graffia. Quindi, a chi ha voglia di classiche atmosfere rese con destrezza e mistero, io lo consiglio. «Io non volevo essere una bambina. Volevo essere la moglie, la madre di Maxim. Volevo essere vecchia».
Immaginatevi di scambiare l’ossessione per amore, di sentirvi in trappola in mezzo a volti scuri e nemici, di sentirvi inadeguati, quasi inutili e di provare a dimostrare a tutti e prima a voi stessi il contrario Questo è ciò che sommariamente accade alla nostra giovane protagonista che Daphe du Maurier lascia senza nome, resterà solo la giovane Signora de Winter, un ragazza goffa e ingenua che cede al corteggiamento di sole due settimane del Signor de Winter e accetta di sposarlo e trasferirsi nella famosa dimora Manderley in Cornovaglia La giovane donna è vittima della disapprovazione di tutto il personale della residenza, in particolare della governante, la Signora Danvers che continuamente ne sottolinea il paragone con la precedente padrona : Rebecca, la prima moglie La Signora Danvers non si limita tuttavia a sprezzanti commenti ma tenterà addirittura di plagiare la mente delle povera fanciulla istigandola al suicidio Quello che aspetta il lettore è una montagna russa di suspence e rivelazioni, è un continuo oscillare tra l’oscuro e la salvezza, il dubbio si insinua e cresce pari al tormento e all’angoscia Il clima gotico e cupo mette a nudo le anime di tutti i protagonisti fino all’epilogo finale che nuovamente oscilla verso una consapevolezza del tutto inedita. Il fuoco avvolge le ultime pagine, sarà una vera resurrezione ? Oppure resta un sogno, un sogno che apre il romanzo, le prime righe sono un lungo sospiro, un desiderio di ritornare a Manderley, dove tutto nasce e dove tutto brucia
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