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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2016
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"Interesse, asse sghembo del mondo!". E tutta una selva di sentimenti a ruotargli intorno come infettati satelliti a spingere e a pressarlo alle porte: ambizione, malvagità, rinfacci e sfide si danno il cambio fra palati intrisi del peggior veleno. I reali di Francia e di Inghilterra sulla scena pronti a non cedere mezza scaglia di potere pur di dominare l'altro, ma a loro volta circondati da consiglieri assetati di gloria, di fasto, che confondono mosse e pensieri. "E' la maledizione dei re quella di essere serviti da schiavi che scambiano per articolo di legge una casuale strizzata d'occhio, il tic d'un potente". E intanto "son dipinte di rosso le mani dal pennello della vendetta". Due fronti decisi a prevalere in una lotta aperta, dove nemmeno nozze tentate e forzatissime fra i giovani delle due fazioni riusciranno a portare un'oncia di equilibrio sull'ingorda bilancia del dominio. Ciò che ne verrà fuori alla fine sarà un destino "afflosciato come un astuccio vuoto da cui una mano ladra e maledetta avesse asportato il gioiello di vita che conteneva". Scontro senza soluzione "fra giuramenti che sono puri spergiuri" dove si alza nel finale il grido rassegnato di una morale ormai fatta a pezzi: "E Voi, Neroni sanguinari che sventrate la vostra dolce madre Inghilterra". L'opera nasce come già uccisa dai rozzi detriti che il potere si porta in grembo: "Questa notte che col suo fiato nero di miasmi già cinge d'una zona di caligini l'infocato cimiero del vecchio sole fiacco e stanco del giorno". Con Shakespeare è così: bisogna salire scale e scale di pagine per ritrovarlo sempre al piano più alto della torre, lì inquietamente seduto a comporre e a ricordarci "dell'ira dagli occhi murati" e "del vecchio tempo orologiaio, il calvo tempo beccamorti". Opera estrema, selva di viltà e di raggiro. In un clima simile, dove "il sole cala e annega nel sangue", anche un fiore coltivato in disparte è seme presto decapitato, e ogni volontà si dilania già nelle proprie ovaie.
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