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Uno dei libri più brutti che mi sia mai capitato di leggere, tanto da entrare a pieno titolo nella mia "personal worst". L'autore non solo fa letteralmente a pezzi la grammatica, massacrando ripetutamente la "consecutio temporum", ma sviluppa, si fa per dire, una trama di disarmante inconsistenza. Le inutili e gratuite scene di compiaciuta violenza non riescono minimamente a mascherare la pochezza delle idee e la povertà del loro sviluppo. Lo studio della psicologia dei personaggi è solo abbozzato e non riesce mai a scavare nel fondo del loro animo . Ma il vero e proprio "punto di debolezza" di questo volume sono i dialoghi: non ho mai sentito nessuno parlare come sono soliti fare i protagonisti di questa storia.
Nessuno avrebbe mai creduto che una città come Piacenza avrebbe potuto accogliere tanto male, ma ancora una volta questo figlio estrae dalla placida capitale del benessere un filo di malvagità che si dipana per tutta la durata della troppo breve storia.Nessuna altra città avrebbe potuto essere sfondo così netto alla storia del Re, perchè in nessuna altra città il Male potrebbe spiccare di più . Niente è scontato, niente viene detto prima del tempo, il sudore scorre dalla prima all'ultima pagina, per il caldo, la paura, la nevrosi, sulle fronti di tutti i personaggi.Un uomo comune, una città comune, una storia straordinaria su come di fronte al Male assoluto demoni relativi vengono combattuti e nuovi vengono creati. Guarderò con metro diverso le porte della mia città, occhi di un animale placido impietrito dalla paura di fronte al drago della follia. Degno erede dei giallisti anni '30...possiamo aspettarci un seguito?
Con brindo e me ne vado, il primo libro di Trabacchi, e il re della città, l'autore ha mostrato di possedere un'innato talento per la scrittura. Sono appasionata di libri gialli e sono rimasta piacevolmente colpita dalla trama, molto particolare e non scontata, ansiosa di scoprire il finale. Complimenti!
Recensioni
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