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scheda di Rastello, L., L'Indice 1989, n. 4
Nella seconda metà del secolo scorso, la necessità di dare espressione a un'identità nazionale tanto sentita quanto soffocata dall'opprimente situazione politica spinse alcune delle più rilevanti personalità del movimento romantico slovacco al tentativo di individuare un fondamento per la codifica di una lingua nazionale unitaria, diversa da quelle ufficialmente riconosciute in quelle regioni: il ceco, il tedesco, l'ungherese. Pavol Dobsinsky, prete protestante, letterato di cultura internazionale, traduttore versatile e accorto dei classici stranieri, individuò tale fondamento nel patrimonio orale di fiabe e racconti di gesta della tradizione slovacca e volle intervenire su di esso per conferirgli, dopo un decennale lavoro di raccolta e registrazione delle varianti, oltre che di traduzione dai dialetti locali, una veste coerente e una dignità che gli pareva propria della lingua letteraria colta. Della raccolta che ne risultò, vero monumento e documento della lingua slovacca contemporanea, è oggi tradotta una breve antologia, costituita con criteri estetici e ciononostante, rappresentativa della grande varietà di motivi e di spunti di interesse etnologico oltre che letterario messi in campo da Dobsinsky. Addentrarvisi significa porsi a confronto con elementi inconsueti anche per lo studioso di fiabe, attinti al formidabile crogiuolo in cui, tra il IX e il XIII secolo, si incontravano l'immaginario bizantino, il medioevo cavalleresco cristiano con le sue leggende e le culture pagane indoeuropee dei popoli di Slovacchia.
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